ECONOMIA
Si alzeranno i prezzi ma c'è sostanziale fiducia in una ripresa. Identikit del momento delle aziende ticinesi
Lo traccia Fabio Bossi, delegato alle relazioni economiche regionali della BNS. "A essere maggiormente in difficoltà sono le imprese rivolte all'esportazione verso l'Europa, chi ha costi dell'energia elevati o difficoltà a reperire materie prime"

 BELLINZONA - Il 2022 ha fatto registrare una crescita del PIL attorno al 2%, mentre nel 2023 è previsto un rallentamento. Il Ticino risente della crisi, anche se ci sono alcuni settori particolarmente dinamici. A fotografare il momento dell'economia cantonale, in relazione agli eventi mondiali, è per il Corriere del Ticino Fabio Bossi, delegato alle relazioni economiche regionali della Banca nazionale svizzera.

Che impatto ha, per esempio, la guerra in Ucraina? Ovviamente non positivo, ma non tanto per i legami commerciali con il paese bensì per la difficoltà di approvvigionamento di materie prime e il rialzo dei costi dell'energia, due dei temi fondamentali, anche se "a fine anno si è delineato un miglioramento nel reperimento di prodotti intermedi e minori timori d’interruzione della corrente elettrica durante l’inverno".

"Nel corso dell’anno sono poi gradualmente svanite le spinte positive degli effetti di recupero conseguenti all’abolizione delle misure di contenimento della pandemia, mentre si sono accentuati i segnali di un rallentamento economico internazionale. Il tutto in un contesto di accresciuti prezzi d’acquisto e di trasporto, non immediatamente o completamente trasferibili ai clienti, che hanno ridotto i margini di guadagno", così Bossi ha tracciato il quadro. 

L'aumento dei tassi di interesse non ha influito in modo particolare, poichè la maggior parte delle aziende si autofinanzia gli investimenti grazie a una buona liquidità. E sul mercato immobiliare le ipoteche si continuano a stipulare, seppur di durata più breve. C'è però chi ha rinunciato, vista l'incertezza, a crediti sulle nuove costruzioni.

Maggiormente in difficoltà sono le imprese rivolte all’esportazione verso l’Europa, quelle con un’incidenza elevata sui costi dell’energia o di componenti fortemente rincarate, oppure delle difficoltà nel reperire personale specializzato o penalizzate dal franco forte", ha aggiunto Bossi, facendo notare come alcune aziende, seppur poche, si trovano in sofferenza perchè "hanno accresciuto i propri ordini per poter aver sufficienti prodotti da offrire ai clienti e che ora si trovano confrontati con un improvviso calo della domanda e liquidità immobilizzata".

Ci sono però dei settori ancora particolarmente dinamiche: le imprese attive nella produzione di tecnologie mediche e dell’orologeria di lusso, i servizi dei comparti informatico, ingegneristico e assicurativo, oltre al commercio al dettaglio. 

Gli imprenditori ticinesi hanno intenzione di alzare i prezzi nei prossimi mesi, visto il ridotto margine di guadagno. Sono però generalmente ottimisti sul fatto che il periodo difficile sia solo una questione temporanea. 

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