Negli ultimi due decenni il numero di persone impiegate non a tempo pieno ha conosciuto un aumento importante, passando dal 21,3% al 31,7% dal 2002 al 2020
BELLINZONA - Il 31,7% dei lavoratori in Ticino è impiegato a tempo parziale, dove per lo stesso si intende una percentuale minore del 90% (dati del 2020). Lo riporta la RSI, citando l'Ufficio cantonale di statistica e la Rilevazione della struttura dei salari (RSS, che prende in considerazione il settore privato). Nel 2002 erano il 21,3%,
La percentuale tra i residenti sale al 35,4%, tra i frontalieri è più bassa, il 26,7%. Ma in entrambe le categorie si nota una crescita importante negli ultimi due decenni.
I motivi? Possono essere legati all'evoluzione del lavoro e alla necessità di molti di meglio conciliare professione e tempo libero, ma potrebbe trattarsi anche di casi in cui si vorrebbe il tempo pieno e il datore di lavoro non lo può o non lo vuole concedere.
Le donne che lavorano part time sono il 58% tra le residenti e il 44% tra le frontaliere, mentre per gli uomini la percentuale è simile, attorno al 17%. Che il lavoro a tempo parziale sia più diffuso tra le donne si sapeva, la differenza tra chi vive in Ticino e chi vive in Italia potrebbe essere data, secondo l'analisi di Maurizio Bigotta, responsabile del settore Economia dell’USTAT, dai settori di impiego: le seconde lavorerebbero spesso nel manifatturiero, che usa tempi pieni.
Per contro, la RSI ha interpellato anche Giangiorgio Gargantini di UNIA e Luca Albertoni della Cc. Se per il primo l'esplosione del temp parziale è dovuta a una precarizzazione del lavoro, per il secondo è la risposta a un mutamento sociale e a richieste che sovente vengono dai lavoratori stessi.