BELLINZONA - Una sua interrogazione relativa al nuovo manuale dedicato all'educazione sessuale per i ragazzi di 13-14 anni sta facendo discutere. «Ciò che a me interessa ribadire è che dal manuale emerge una sola visione del tema», ci dice Maurizio Agustoni, deputato PPD.
Che cosa non la convince, al di là dei singoli esempio legati alla masturbazione e alla pornografia, di questo manuale?
«Lo Stato non può avere una sola visione della sessualità, è giusto che ciascuno possa avere il suo approccio per come la viva e la interpreta. Non è corretto dire che cosa è giusto e che cosa è sbagliato. Serve attenzione a non interferire con le convinzioni delle famiglie, che esse trasmettono ai ragazzi».
Ogni famiglia ha la sua visione, come conciliarle tutte nell'insegnamento?
«A mio avviso, è corretto dare insegnamenti legati alle scienze naturali, quali fisiologia e anatomia, conoscenze sicure e inoppugnabili, toccando anche la prevenzione legata alle malattie e poi lasciare libertà su altri temi, proponendo magari delle attività accessorie».
Si è spesso detto però che la sessualità va spiegata ai ragazzi senza tralasciare gli aspetti affettivi e psicologici.
«Anche qui, le visioni sono molte, non esiste una sola verità secondo cui va vissuta una relazione».
Lei milita nel PPD e si è definito cattolico, non è che le critiche al manuale nascono soprattutto riguardo il tema dell'aborto per gravidanze precoci?
«Ovviamente la mia visione cattolica influenza. Il manuale è troppo profilato a favore dell'aborto. Interruzione volontaria di una gravidanza è una possibilità, non un obbligo. Così, il messaggio non sviluppa alcun senso critico. La vita che si ha in grembo non ha nessun diritto di nascere? Pongo la domanda, non pretendo di avere la risposta. Serve un dibattito».
Come lo si potrebbe scatenare? Qualche settimana fa, la psico-sessuologa Kathya Bonatti al nostro portale aveva affermato che sarebbero meglio persone esterne ai docenti, concorda?
«Vanno invitate persone qualificate e competenti: la sessualità è un tema delicato, che tocca la sfera intima, e va trattato con neutralità e rispetto, e sono d'accordo sul fatto che non devono essere i docenti a insegnare l'educazione sessuale, prima di tutto perché non sono formati per il compito, e poi perché può creare imbarazzo».