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01.09.2016 - 18:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Per ora sono solo ipotesi. Cosa direi a Lisa? Le chiederei cos'è successo»

Il presidente del PS Igor Righini commenta il fermo della sua granconsigliera Lisa Bosia. «Quando avremo le informazioni necessarie, che ci fornirà l'inchiesta, prenderemo le nostre decisioni»

BELLINZONA - I telefoni hanno cominciato a squillare questa mattina, subito dopo che la notizia del fermo di Lisa Bosia è divenuta di dominio pubblico. Il presidente del PS Igor Righini è stato subissato di chiamate, e parla di una situazione di cui nessuno sa ancora nulla di preciso.Come avete saputo del fermo di Lisa Bosia?«Come tutti voi dal comunicato del Ministero Pubblico, Polizia cantonale e Guardie di confine. Ci siamo accorti che stava accadendo qualcosa perché il telefono continuava a suonare. Piano piano abbiamo potuto assumere le informazioni e rispondere a tutti coloro che ci sollecitavano».Cosa sapete dell'accaduto?«Sappiamo esattamente quello che sapete voi, o anche meno. Conosciamo quanto scritto sul comunicato, dove poi si dice che non saranno fornite ulteriori informazioni sull'indagine. Siamo fermi all'ipotesi di reato per la 43enne granconsigliera, di cui tra l'altro non viene neppure fatto il nome. Facile risalire a lei? Quando non vien fatto il nome logicamente è perché si è ancora nel campo delle ipotesi».Qual è stata la sua reazione? «Non ho pensato a nulla, ho reagito dicendo che dovevamo approfondire la notizia, capire se c'è qualcuno che sa qualcosa in più, parlarne fra di noi e rispondere alle domande dei giornalisti, che inevitabilmente sono arrivate».Immagino che tutti avranno voluto sapere se chiederete le sue dimissioni...«Non tutti ci hanno chiesto questa cosa, alcuni sì. La risposta è una sola: fintanto che c'è un'ipotesi di reato, essa non può essere usata per decidere. Bisogna lasciar fare alla giustizia. I tempi dei giornalisti sono molto stretti, voi volete sapere delle cose, a noi mancano però delle informazioni che ci potrà fornire la Procuratrice pubblica a cui è stata assegnata l'inchiesta».Quindi, siete in stand by, giusto?«Noi per il momento restiamo su un'ipotesi di reato su cui non possiamo costruire un granché. Vedremo gli sviluppi del caso». Lorenzo Quadri ha subito attaccato il vostro silenzio, cosa risponde?«Penso che su queste cose, quando capitano, bisogna fermarsi un po' e guardare in casa propria. Abbiamo questa ipotesi di reato e seguiamo il caso, nell'istoriato della politica ticinese, andando indietro di vent'anni, si vede che ogni partito ha avuto le sue questioni. Noi ora stiamo vigili e quando avremo degli elementi fermi prenderemo le nostre decisioni senza chiedere agli altri che cosa dobbiamo fare».La sorprendono i molti commenti sui social contro Lisa Bosia?«Questi commenti, logicamente, li seguo, e mi piacciono quando restano all'interno di una disquisizione civile, quando vanno fuori dalle righe non più e quando arrivano all'insulto e alla denigrazione non mi vanno bene. Oggi non ho avuto il tempo di leggerli, lo farò nei prossimi giorni. Presumo che ci sarà il fronte a favore di Lisa e quello contrario. Io non sono per nessun fronte, solo per quello della legge e per un pieno rispetto delle nostre istituzioni, per la separazione dei poteri. La politica deve fare il suo ruolo, adesso bisogna lasciar fare alla giustizia senza interferire».C'è qualcosa che direbbe alla sua parlamentare ora?«In questo momento non le direi assolutamente nulla ma chiederei a lei di spiegare che cosa è successo. Non ho nessuna idea di che cosa succederà, se verrà trattenuta o no». Il PS ha diramato un comunicato in cui viene ribadito quanto detto da Righini, sottolineando che «la legge dev’essere rispettata da tutti ed esprime la sua fiducia nel lavoro degli inquirenti e della giustizia. Il Partito Socialista ribadisce che la legge va rispettata, semmai contestata in sede politica per cambiarla, ma non violata. Ciò detto, come Partito Socialista aspettiamo serenamente il corso della giustizia. Questa spiacevole vicenda non deve tuttavia mettere a rischio l’importante lavoro politico e il grande impegno umanitario che numerose persone della società civile stanno svolgendo sul tema della migrazione».
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