, dal canto suo, parla di disagio. Il sì a "Prima i nostri", il 45% dei consensi di "Basta col dumping salariale in Ticino" e l'approvazione, a livello cantonale, dell'iniziativa sull'AVS, «sono l’espressione di un grande disagio che da alcuni anni mette una buona fetta della popolazione sulla difensiva. I numeri dell’economia ticinese sono positivi, ma molti cittadini vivono una realtà percepita come pesantemente negativa, priva di garanzie nel presente e con scarse prospettive per il futuro". Infatti, «chissà quante regioni europee invidiano la situazione economica del Ticino; da noi prevalgono invece un atteggiamento di rigetto quasi totale e un desiderio di dare un taglio netto a quel che è stato realizzato nell’era degli Accordi bilaterali».E Pontiggia prevede che «il disagio diffuso si trasformerà in una insofferenza altrettanto diffusa (in parte ciò è già avvenuto). Di qui il dilemma di fronte al quale si trova oggi chi governa e legifera: attuare pienamente e fedelmente quanto voluto dalla maggioranza dei votanti (risicata sul piano nazionale: vedi 9 febbraio; netta sul piano cantonale: vedi ancora 9 febbraio e ora "Prima i nostri") priverebbe il Ticino (e la Svizzera) di un motore di sviluppo e di crescita (un’economia più aperta grazie ai Bilaterali); ma non dare seguito alla volontà popolare getterebbe benzina sul fuoco del disagio e dell’insofferenza e molto verosimilmente moltiplicherebbe le proposte e le decisioni che spingono per una chiusura o per un arroccamento dell’economia e del mercato del lavoro». Sottolinea come la preferenza indigena sia solo un obiettivo sociale, dunque nessuno potrà rivolgersi a un Tribunale se non gli venisse accordate. «All’impasse federale rischia quindi di aggiungersi un’impasse cantonale, in un clima di insofferenza montante tra i cittadini e di tensione crescente fra i partiti, indipendentemente dai numeri reali di un’economia che regge».