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03.02.2017 - 18:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

9 febbraio, PPD solo contro tutti? Farinelli, Durisch e Maggi appaiono contrari al referendum dei Cantoni

«È stato lanciato per smascherare la contraddizione interna all'UDC», afferma il socialista. Per Farinelli, «il vero nodo saranno i Bilaterali». E Maggi: «fate qualcosa di concreto nella commissione di "Prima i nostri"»

BELLINZONA - Ieri il PPD, decidendo da un lato di aderire al referendum per far andare il popolo alle urne sulla controversa legge di applicazione del 9 febbraio, lanciando in contemporanea un referendum del Cantoni, non è piaciuta a molti. A caldo, abbiamo riportato le reazione dell'UDC, che accusa i pipidini di incoerenza, di Lorenzo Quadri, che li ha definiti, seppur in modo indiretto, populisti, e di Jacques Ducry, a nome del Numes, durissimo con loro e con Stojanovic. Cosa ne pensano, invece, gli altri partiti? Il Corriere del Ticino ha interpellato i capogruppo in Gran Consiglio. Da quello de La Destra, Gabriele Pinoja, è giunta la conferma che, se si andasse alle urne, si cercherebbe di far respingere la legge, e questo era abbastanza scontato. L'idea del referendum dei Cantoni non appare di primo acchito una scelta felice. E non piace nemmeno agli altri schieramenti politici. Il PLR deve discutere al suo interno sulla posizione da assumere, ma il suo capogruppo Alex Farinelli ha affermato a titolo personale di non «condividere il referendum. Il vero nodo è costituito dai Bilaterali, è su questo che occorre far esprimere il popolo in modo da fare chiarezza una volta per tutte». Il PS sin dall'inizio non aveva sostenuto Nenad Stojanovic (della cui azione il PPD, però, si disinteressa, come ha dichiarato al nostro portale il presidente Fiorenzo Dadò), e resta fermo sulla sua posizione. Anzi, secondo il capogruppo Ivo Durisch, «capiamo però anche che il referendum è stato lanciato per smascherare la contraddizione interna all’UDC, la cui frangia vicina all’economia ha paura di un no popolare ai Bilaterali». Contrario anche Francesco Maggi dei Verdi. «Non sosterrò né il referendum di Stojanovic né quello dei Cantoni questo non è altro che marketing politico. Cerchino piuttosto di produrre qualcosa di concreto nella Commissione di Prima i nostri». Dadò auspica che i partiti decidano di far vincere la democrazia e di mandare dunque il popolo alle urne, ma dalle prime prese di posizione, rischierebbero di trovarsi soli contro tutti, anche se poi saranno i voti parlamentari a parlare.
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