POLITICA
Pontiggia attacca, Savoia difende, Regazzi attacca di nuovo. Ma chi è Rotaris, il terrorista redento?
Maurizio Rotaris è stato invitato al "Gioco del Mondo" sulla RSI, che lo ha ospitato per la seconda volta. Mentre scatta la polemica, ripercorriamo la sua storia, che stranamente è trattata spesso in modo compiacente
BELLINZONA - Come mai la RSI ha deciso di invitare Maurizio Rotaris alla trasmissione "Il gioco del mondo"? Non a tutti è piaciuta la scelta, tanto più che l'uomo, con precedenti penali gravissimi, era già stato ospite a Comano qualche anno fa nel corso di un'intervista.Fabio Pontiggia ne ha parlato questa mattina sul Corriere del Ticino, sollevando la questione, che, latente, circola su Facebook sin da domenica. La motivazione ufficiale della RSI è che l'uomo, dopo essere stato condannato a una pena detentiva nel carcere di massima sicurezza di Badu 'e Carros in Sardegna per aver partecipato ad alcune azioni terroristiche e soprattutto per essere stato la mente di altre, si è redento e da 30 anni è alla testa di SOS Stazione Centrale, una struttura che accoglie persone in difficoltà.Una storia di vittoria sull'odio, su come si può arrivare a far del bene dopo aver toccato il fondo? Non è convinto, il direttore del Corriere del Ticino. "Quante persone che fanno del bene senza aver mai fatto del male (e che male) agli altri meritano quello spazio televisivo molto di più dell'ex terrorista di Prima Linea?". Per Pontiggia, è anche grave il fatto che Rotaris si sia definito un prigioniero, termine usato spesso dagli ex terroristi della sinistra eversiva. Perché non è stato puntualizzato? "Se proprio si vuol raccontare una storia, la si racconti con parole giuste. E se proprio si vuole giocare, si giochi fino in fondo, e non solo fin dove piace o torna comodo restare", conclude.Ma chi è, in definitiva, Maurizio Rotaris? Faceva parte di Prima Linea (PL), un'organizzazione armata di estrema sinistra italiana di stampo comunista, nata inizialmente come associazione politica extraparlamentare legale, poi indirizzata quasi immediatamente verso la linea armata. L'organizzazione è meno nota ai più rispetto alle Brigate Rosse, ma dopo di esse è quella che ha colpito più persone, 39, di cui 16 sono state uccise. Si differenzia essenzialmente dalle Brigate Rosse per il fatto di ritenersi rappresentante dell'avanguardia delle masse proletarie, restando parte delle stesse e senza tramutarsi in una élite di combattenti. Rotaris, come si è descritto in diverse interviste (stranamente, anche qui abbastanza compiacenti, basti inserire il suo nome nei motori di ricerca per leggere biografie che analizzano il percorso umano, con tanto di libro con l'introduzione del noto psichiatra Andreolli), fu un adolescente sensibile, finito all'ospedale psichiatrico a Milano, poi arrestato per la prima volta ad Amsterdam, dove subì violenze e entrò in contatto con l'eroina. Voleva uccidersi, non lo fece, e rivolse l'odio verso gli altri. Entrò, spinto dalla rabbia che lo divorò per lunghi anni, in Prima Linea, e partecipò a poche azioni in modo diretto, agendo per lo più dietro le quinte raccogliendo informazioni e pianificando le operazioni. Fino al momento in cui, come racconta, la rabbia finì, e si consegnò nelle mani della giustizia. Poi, uscito dal carcere, entrò nell'orbita di Don Mazzi, aprendo SOS. E la sua vicenda viene spesso raccontata come una di redenzione. La domanda di Pontiggia, ad ogni modo, è pertinente: ospitarlo due volte, togliendo spazio a chi ha compiuto percorsi umani che non prevedevano assassini e partecipazioni ad organizzazioni criminali, è corretto?E intanto, anche Fabio Regazzi ha attaccato su Facebook sul tema. "Cosa ha di meglio da raccontare a noi, un ex-terrorista italiano rispetto a tanta gente che anche qui in Ticino si prodiga a favore degli emarginati? Lo si considera esemplare per che cosa, per aver direttamente ordito efferati omicidi, o per aver comodamente intrapreso la strada della riabilitazione svolgendo un’attività sociale come tanti altri che lo fanno da sempre lontano dai riflettori? Eh no, cara RSI hai sbroccato un’altra volta, e non è la prima!".A farlo arrabbiare, anche la difesa di Sergio Savoia, il quale ha scritto "a prova che una testata giornalistica o una media company fa un buon lavoro sono gli attacchi. Più ti attaccano, e più pretestuosi sono gli attacchi, più vuol dire che sei indipendente e libero. Non passa giorno senza che il servizio pubblico sia sottoposto a sferzanti editoriali o pungenti spilli (spesso anonimi) da giornalisti che si guardano bene dal sottoporre a simile scrutinio i propri padroni"."Ma siccome al peggio non c’è limite, ci mancava solo la difesa d’ufficio di uno che venne licenziato in tronco dalla RSI, per poi essere recentemente riassunto con un lauto stipendio finanziato da noi che paghiamo (senza per altro aver possibilità di scelta!) il canone radiotelevisivo, dopo che fra l’altro per anni non ha fatto altro che sputare nel piatto in cui ora è tornato a mangiare. Un Ente pubblico e soprattutto questo Cantone meritano ben altri modelli che quelli di un ex-terrorista difeso da un ex-animatore radiofonico dal trascorso politico ondivago", tuona Regazzi.Da una polemica su Rotaris alla (solita) polemica sulla RSI?
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