Ma è lo sciopero ad oltranza che più di tutto sta palesando un modo di fare non svizzero. Nel nostro sistema caratterizzato dalla cosiddetta “pace sociale” tra lavoratori e imprenditori, gli scioperi servono ad attirare l’attenzione sulla questione da dibattere. Ma poi si torna al lavoro in maniera responsabile, nell’interesse del servizio o dell’azienda, e si cercano le soluzioni appunto nel dialogo e non nello scontro. Qualcuno in maniera scriteriata, nonostante l’invito di settimana scorsa e di ieri del Governo a voler interrompere lo sciopero, lo sta protraendo e mettendo così in posizione di debolezza i trentaquattro lavoratori il cui contratto è stato disdetto per fine anno allo scopo di rivederlo o di cambiare il datore di lavoro. Infatti, dopo una fase iniziale di solidarietà, oggi riscontro molta insofferenza nei confronti di chi sta danneggiando l’immagine del nostro Cantone turistico, creando un disservizio sul Lago Maggiore nel periodo di maggiore affluenza di ospiti soprattutto d’Oltralpe; insofferenza testimoniata dalla presa di posizione dei Comuni del Locarnese.