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29.09.2017 - 16:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il PS difende i docenti, "non è ammissibile che personalità politiche li minaccino o usino atti parlamentari per chiederne il licenziamento"

Non si è ancora placata la polemica relativa al voto sulla civica. "Non hanno potuto dire la loro, ma chi meglio dei professori poteva esprimersi?", chiede il Partito Socialista. Dopo un paio di uscite infelici, i docenti responsabili "sono stati esposti a una gogna pubblica"

BELLINZONA – Sui docenti, è scontro: il PS li difende, dopo i numerosi attacchi subiti nel corso della campagna per la votazione sulla civica.
Il Partito Socialista, dopo le vicende che hanno visto coinvolti un professore delle medie di Barbengo e una della SPAI di Trevano, vuole esprimere solidarietà e fiducia al corpo docenti, pur ammettendo che le due uscite sono state infelici, ma non trova comunque corretto e giusto che esponenti politici con cariche pubbliche importanti li denigrino e promettano di perseguirli (riferendosi a Marco Chiesa, “ripreso” anche dal segretario politico Carmelo Diaz Del Moral, vedi suggeriti).
“La campagna in vista della votazione sulla civica dello scorso 24 settembre è stata marcata da più falsità, strumentalizzazioni e affermazioni denigratorie nei confronti dei docenti pronunciate dal campo favorevole all’introduzione dell’educazione civica come materia nozionistica a sé stante. Una campagna capitanata a suon di costosi annunci propagandistici dall’industriale Alberto Siccardi”, comincia, all’attacco, la nota. “Una modifica dell’insegnamento e della sua organizzazione per cui i docenti non sono stati consultati. Inseganti costretti a subire e sopportare numerose affermazioni insultanti e denigratorie, così come l’ingiunzione al silenzio pronunciata da più esponenti politici, come se non avessero il sacrosanto diritto di esprimere un’opinione riguardo alle conseguenze della modifica della legge, a una materia che conoscono e alla loro professione”. Insomma, per il PS, chi meglio dei docenti avrebbe potuto dire la sua?

“In seguito al risultato delle urne, delle personalità e degli esponenti politici responsabili e capaci di fare prova di civismo avrebbero espresso piena fiducia negli insegnanti – come fatto dal Partito Socialista – cercando finalmente d’istaurare un rapporto costruttivo affinché la modifica della Legge possa essere applicata al meglio”, proseguono.

Ma la vicenda non si è chiusa qui, viste le performances dei due docenti nei giorni seguenti. “Le opinioni e esternazioni relative al risultato popolare espresse da alcuni docenti sono state infelici e controproducenti, benché vadano inserite nel contesto e comprese alla luce delle numerose denigrazioni e strumentalizzazioni subite. Potevano essere segnalate alla direzione delle scuole o finanche al Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) affinché fossero applicate le norme relative agli insegnanti e all’uso delle reti sociali”.

“È invece inammissibile che delle personalità politiche e degli esponenti che siedono al Gran Consiglio o al Consiglio nazionale, esprimano dei giudizi approfittando della loro posizione con lo scopo di perseguire personalmente degli insegnanti, esponendo la loro identità a una gogna pubblica che alimentano nel più totale disprezzo delle elementari norme sul rispetto della vita privata. Delle norme che regolano, ad esempio, la protezione dell’identità e della vita privata in ambito giudiziario e che devono essere applicate anche dalla politica”, prosegue il PS, che ritiene che “agire in questo modo non è accettabile, nuoce al dibattito e avvilisce il significato di atti parlamentari il cui scopo non è quello di richiedere il licenziamento di uno o più funzionari esponendo la loro identità ai media. Non è nemmeno ammissibile che degli eletti esprimano delle minacce personali. Il Partito Socialista ribadisce piena fiducia ai docenti, esprime il suo sostegno agli insegnanti e chiede che questa questione venga affrontata in modo serio affinché non si ripeta”.
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