E, come sempre quando ci si esprime sul tema che ormai sta catalizzando le attenzioni di tutti, si è scatenato un putiferio. Pelli è convinto che la RSI difficilmente sopravviverebbe, mentre la sua TeleTicino potrebbe provarci, pur con difficoltà. Il portale GASsocial lo ha attaccato, “Teleticino non versa in buona condizioni. Prova ne è che nell’ultimo anno si è assistito a un vero e proprio fuggi fuggi dall’azienda. Quasi dieci dipendenti, su circa una sessantina (più del 10%) nell’ultimo anno hanno lasciato. Certi per nuovi lidi, altri invece senza neppure avere uno straccio di contratto. I ben informati parlano di condizioni lavorative, carichi di lavoro e salari al limite del precario”. Proseguendo: “Nel settore mediatico privato non esiste un contratto collettivo di lavoro, del gruppo a soffrire è soprattutto Radio3i, dove c’è chi parla di salari per gente formata che lavora al 100% di 4’000 franchi al mese, più o meno quello che prende un commessa dell’Aldi. Non male poi per una radio ticinese avere più del 30% di frontalieri su una quindicina di speaker. Ma poi, con la fantomatica razionalizzazione dell’azienda di cui si parla se dovesse passare “No Billag”, quante altre assunzioni ci sarebbero da oltre frontiera? È questa la radio dei ticinesi di cui parla il direttore?”.