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24.10.2017 - 09:030
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Marchesi sta tra Chiesa e Bühler. "Non so cosa voterò, però critico fortemente la RSI. Nell'UDC ci sarà un dibattito interno"

Il presidente democentrista sottolinea come il tema sia delicato e complesso, meritevole di approfondimento. "Se avessero ascoltato le critiche, forse non si sarebbe neppure arrivati al voto. Se venisse tolto il canone, ne farebbero le spese anche le emittenti private come TeleTicino"

BELLINZONA – No Billag continua a far discutere l’UDC, oltre che il resto del paese. Se Alain Bühler è uno dei portavoci principali del sì, Marco Chiesa ha già detto che voterà no, consapevole del rischio di perdita di posti di lavoro e di indotto sul territorio. Il presidente Piero Marchesi invece non ha ancora deciso, e lo scrive in un’opinione sul Corriere del Ticino, “sono molto combattuto se sostenere o combattere l’iniziativa Si all’abolizione del canone radiotelevisivo, detta anche No Billag, perché è un tema complesso che non può essere risolto con due semplici slogan”.

Chiesa aveva detto che chi intende togliere il canone lo fa per una scontentezza nei confronti di quello che ha mostrato la RSI, e su questo il suo presidente concorda: mai niente si è fatto per andare incontro ai cittadini che esprimevano pareri non positivi, anche sulle posizioni politiche dell’emittente.

“In questi anni la SSR e di conseguenza la RSI in Ticino, non hanno dato l’impressione di voler ascoltare le critiche di chi contesta il sistema di finanziamento, ma anzi, forti dell’obbligatorietà di questa tassa imposta dalla società Billag, hanno tirato dritto per la loro strada infischiandosene del crescente vento contrario. Probabilmente se negli anni le molte critiche fossero state prese seriamente in considerazione non saremmo neppure chiamati a votare”.

La RSI dal canto suo cerca di mostrare “quanto sono bravi a generare posti di lavoro, creare indotto per l’intero Cantone e nel fornire un servizio pubblico di qualità – su questo criterio sono piuttosto d’accordo – è dannoso e controproducente. Vantarsi di aver creato più di 1.000 posti di lavoro con un canone che garantisce entrate annuali per circa 250 milioni di franchi non è necessariamente segno di grande abilità imprenditoriale”: per Marchesi, dovrebbe essere degli imprenditori a giudicare.

Il canone, come sottolineava anche Chiesa, non finanzia solo la RSI. “A farne le spese sarebbero anche le emittenti private come Tele Ticino, che con 1/62 del canone elargito alla RSI – 3 mio circa – fornisce un servizio altrettanto di qualità e al passo con i tempi”.

Quindi, cosa fare? Il tema è delicato e complesso, con i posti di lavoro effettivamente a rischio e la RSI che non aiuta (ma in fondo, essendo parte in causa, non deve essere facile, aggiungiamo noi), e la CORSI, ritenuta da Marchesi inutile, tanto meno, a farsi un’idea. Almeno all’interno dell’UDC dunque “è mia intenzione promuovere un sano dibattito all’interno del partito, affinché si possa dare un’indicazione di voto ai nostri elettori ponderata e consapevole della posta in gioco”.
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