Per quanto concerne i rapporti col Gran Consiglio, è tutta un’altra musica. “Il tempo dedicato, con perizie giuridiche e ipotesi di azione di risarcimento, ad un rimborso forfetario di 300 franchi mensili che non ci siamo attribuiti noi è il segnale inequivocabile che qualcosa non funziona. Dal mio punto di vista vuol dire avere perso di vista le priorità di un Paese. Si perdono mesi su una cosina, senza nemmeno decidere, trascurando lo Stato e i cittadini come centro delle priorità dell’azione politica. E dimenticando che il Consigliere di Stato non è un approfittatore o un privilegiato, ma una persona che si prodiga nell’interesse del Cantone”, attacca. “La questione dei rimborsi spese, con l’appendice di due infondati procedimenti penali, è storia recente. Stipendio, rimborsi spese, previdenza. Giro completo. Nello stesso tempo questo Governo ha rimesso in equilibrio i conti del Cantone e ha portato in Ticino circa 700 milioni di franchi supplementari di investimenti da parte della Confederazione. In un’azienda privata ci sarebbero forse gli estremi per attribuire un bonus (che nessuno chiede, sia ben chiaro), parte del Gran Consiglio sembra invece ritenerci dei privilegiati strapagati. Il che non è tra l’altro assolutamente vero né per rapporto agli stipendi dell’economia privata o parapubblica, né per rapporto ai colleghi degli altri Cantoni. Vero è semmai il contrario”, attacca, sottolineando come in privato tutti dicano che a fronte dell’impegno e delle responsabilità sono sottopagati ma poi non lo ammettono.