POLITICA
Dubbi sulle nuove direttive scolastiche: costi e vaghezza sotto accusa
I deputati Cotti e Zanetti criticano il Decs sulle misure contro i comportamenti inadeguati in ambito scolastico: “Un costoso esercizio burocratico dalle basi poco solide. Gli strumenti esistono già, manca l’applicazione"

BELLINZONA - Le direttive sui comportamenti inadeguati nell’ambito scolastico, introdotte dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs), sollevano perplessità. I deputati Giuseppe Cotti (Centro) e Tiziano Zanetti (Plr) hanno presentato un’interrogazione che critica queste misure, definite come un costoso esercizio burocratico dalle basi poco solide.

Secondo i due granconsiglieri, gli strumenti già esistenti per affrontare situazioni problematiche nelle scuole risultano adeguati. Cotti e Zanetti citano il Codice penale, che disciplina reati quali violenza fisica, psicologica o sessuale, e la Legge sull’ordinamento degli impiegati dello Stato (Lord), che stabilisce procedure amministrative chiare. “Il problema – sottolineano – non risiede nell’assenza di normative, ma nella loro mancata applicazione da parte dei superiori diretti”. Per i due deputati, l’introduzione di ulteriori regolamenti riflette una scarsa fiducia nei confronti del personale scolastico, contraddetta dai dati e dall’esperienza sul campo.

Rischio di arbitrarietà e danni collaterali

Cotti e Zanetti mettono in evidenza la vaghezza delle definizioni contenute nelle direttive. Espressioni come “linguaggio verbale o non verbale percepito come umiliante” o “atti capaci di degradare il clima d’istituto” lasciano spazio a interpretazioni soggettive, che potrebbero generare conflitti e disuguaglianze nell’applicazione. Un richiamo educativo fermo o un tono critico, ad esempio, rischiano di essere erroneamente classificati come comportamenti inadeguati. Questo potrebbe portare all’avvio di procedure sproporzionate, con conseguenze negative sul clima lavorativo e sulla serenità degli insegnanti.

Inoltre, l’interrogazione segnala che queste direttive potrebbero comportare costi economici e amministrativi significativi. “Quali sono le basi scientifiche che giustificano tali misure?” chiedono i deputati al Consiglio di Stato. “E quale sarà il costo complessivo di questa regolamentazione?”

Una risposta necessaria

Cotti, che già a dicembre scorso, in qualità di segretario comunale di Brissago, aveva espresso alcune perplessità verso l’estensione delle direttive alle scuole comunali, torna a ribadire che le misure rappresentano un’inadeguata risposta a problemi che potrebbero essere affrontati con gli strumenti già disponibili. I due deputati auspicano una riflessione più approfondita da parte del Consiglio di Stato per evitare che interventi burocratici sproporzionati compromettano il clima educativo e gravino inutilmente sulle risorse pubbliche.

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