Due interrogazioni chiedono spiegazioni sulla strategia adottata e criticano in particolare l’assenza di riferimenti operativi all’intelligenza artificiale
Considerato il tema, questo articolo è stato realizzato utilizzando anche risorse dell'IA.
BELLINZONA - Nel marzo 2025, il Consiglio di Stato ha trasmesso al Gran Consiglio il messaggio relativo all’attuazione della prima fase della Strategia per la trasformazione digitale del Cantone Ticino. Il piano prevede investimenti per oltre 16 milioni di franchi, ma secondo i firmatari dell’interrogazione UDC il progetto è carente di visione strategica e tecnologicamente superato.
I deputati dell’UDC Alain Bühler, Raide Bassi, Andrea Giudici, Sergio Morisoli e Aline Prada tornano su un tema già affrontato nei giorni scorsi dal presidente Piero Marchesi e criticano in particolare l’assenza di riferimenti operativi all’intelligenza artificiale (IA), citata nel messaggio solo una volta e senza alcuna proposta concreta.
L’interrogazione sottolinea come Confederazione, altri Cantoni (per esempio Zurigo) e istituti accademici ticinesi (USI, SUPSI, IDSIA) stiano già sperimentando con successo l’uso dell’IA in ambiti pubblici, mentre il Ticino si limita alla digitalizzazione documentale (GEVER, sportello unico), rinunciando a un vero salto tecnologico.
I deputati pongono 8 domande al Consiglio di Stato, tra cui:
Perché non sono previsti progetti pilota con IA?
Sono state fatte valutazioni sul potenziale dell’IA per automatizzare attività amministrative?
Il Governo intende includere IA, machine learning o chatbot nella seconda fase del piano?
Il Servizio dell’Amministrazione digitale ha le competenze e risorse per gestire l’adozione dell’IA?
Il Consiglio di Stato condivide l’idea che l’IA possa contenere i costi pubblici e modernizzare l’amministrazione?
L’interrogazione solleva il timore che, senza un’inversione di rotta, il Ticino possa rimanere indietro rispetto al resto della Svizzera anche in ambito digitale, come già accaduto in passato.
Interrogazione Caroni–Genini
Sempre oggi si registra sul tema un atto parlamentare firmato dai deputati Paolo Caroni (Centro) e Simona Genini (PLR), che sollecitano il Consiglio di Stato a prendere posizione sull’impiego dell’intelligenza artificiale (IA) nell’amministrazione pubblica cantonale. Constatando che altri Cantoni (come Soletta, Nidvaldo e Obvaldo) hanno già avviato progetti pilota per l’uso dell’IA – ad esempio nella gestione delle dichiarazioni fiscali – i firmatari ritengono urgente avviare una riflessione anche in Ticino.
L’interrogazione mette in evidenza i vantaggi dell’IA, tra cui:
automazione di compiti ripetitivi;
analisi di grandi volumi di dati;
miglioramento dell’efficienza e qualità dei servizi pubblici;
ottimizzazione delle risorse umane.
Allo stesso tempo, sottolinea le sfide da affrontare: protezione dei dati, sicurezza informatica, formazione del personale, trasparenza degli algoritmi e sostenibilità dei costi.
I deputati pongono 14 domande puntuali al Governo, chiedendo chiarimenti su:
la presenza o meno di una strategia cantonale sull’IA;
lo stato attuale e i piani d’investimento in infrastrutture hardware e software;
le competenze interne disponibili o da acquisire;
la scelta tra sviluppo interno e collaborazione con fornitori esterni;
l’utilizzo di soluzioni cloud e modelli di cooperazione interistituzionale;
le ricadute sull’occupazione e i piani di formazione continua;
le priorità settoriali (es. sanità, giustizia, istruzione);
i budget previsti e le tempistiche di implementazione.
L’atto parlamentare invita il Consiglio di Stato ad assumere un ruolo attivo nel valutare in modo sistematico opportunità, rischi e scenari concreti per l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi amministrativi ticinesi.