Il presidente del Centro caustico al CdT. Sul mini-arrocco: “La pezza è peggio del buco”, mentre Zali “È un arrogante, non accetta critiche”. E sulle casse malati: “Iniziative costose, pronti a tagli e tasse”
Politica cantonale in panne, un Governo diviso, partiti più impegnati in manovre di palazzo che su riforme strutturali. È la diagnosi impietosa che Fiorenzo Dadò, presidente del Centro, affida stamani a Gianni Righinetti in un’intervista al Corriere del Ticino. Nel mirino l’ormai celebre “arrocchino”, la Lega di oggi, Claudio Zali e le prossime sfide sulle casse malati. Con una proposta finale: “Serve un lago d’Orta bis per cambiare davvero il Ticino”.
Sul “mini-arrocco” deciso dal Governo, Dadò è netto: “La pezza è peggio del buco. Quello iniziale almeno aveva una logica. Così non ha né capo né coda. Un mese e mezzo di litigi e tempo perso, mentre i veri problemi restano sul tavolo”. Nemmeno il sostegno del consigliere di Stato centrista Raffaele De Rosa smorza la sua critica: “Tra noi nulla cambia, la sua autonomia è legittima. Ma resta l’amaro in bocca”. A beneficiarne, dice, è solo la Lega: “Ma non è più quella genialoide di Bignasca e Borradori. È la Lega dei mediocri, senza ricambio generazionale, dove si difendono seggiole a oltranza. All’interno si consuma una guerra fratricida tra fazioni”.
Il capitolo più rovente è quello dedicato a Claudio Zali: “Ha trasformato l’inaugurazione dell’anno giudiziario in una tribuna elettorale. Arroganza verso il presidente del Tribunale d’Appello, menefreghismo per le Istituzioni. Non accetta mai critiche, reagisce con stizza e colpisce sul piano personale. L’opposto di Marco Borradori, che sapeva ascoltare e farsi amare”.
Sulle imminenti votazioni sulle casse malati, Dadò alza l’allarme: ”L’iniziativa socialista costerebbe 300 milioni e aiuterebbe il 60% dei ticinesi. Quella leghista, ancora più costosa, finirebbe per favorire anche i redditi alti e i massaggi al cioccolato. Se passano, serviranno tagli e aumenti d’imposta. Noi volevamo un controprogetto meno oneroso, ma nessuno ci ha ascoltati”. Anche sull’ipotesi di passare dal proporzionale al maggioritario resta scettico: “Non è la bacchetta magica. I problemi sarebbero gli stessi. A fare la differenza sono le persone e la volontà di collaborare”.
E chiude con una proposta di riforma radicale: “Il Ticino ha bisogno di un lago d’Orta bis. Serve ripensare il sistema e il numero dei consiglieri di Stato, così come i Municipi delle città. Basta con cinque dipartimenti-mammut chiusi a compartimenti stagni. Ci vuole visione, non arrocchi senza senso”.