POLITICA
Gaza e la Scuola: Sergi e Pronzini scrivono a Marina Carobbio
"Un invito esplicito da parte sua – in qualità di responsabile del DECS – a favorire un confronto aperto e guidato su questa realtà potrebbe incoraggiare docenti e direzioni scolastiche ad agire con maggiore decisione"
TIPRESS/GALLI

Di Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini

Gentile Direttrice,

tra pochi giorni le scuole del nostro Cantone riapriranno le porte a bambini, ragazzi e giovani. Questo appuntamento annuale non rappresenta soltanto l’avvio di un percorso didattico, ma anche l’occasione per ribadire i valori fondanti della nostra scuola pubblica: il rispetto della dignità umana, l’esercizio del pensiero critico, la convivenza democratica e solidale.

In queste settimane, il mondo intero assiste con sgomento a quanto accade a Gaza. Le immagini di distruzione, di sofferenza e di vite spezzate interrogano profondamente la nostra coscienza collettiva. Di fronte a una tragedia umana di tali proporzioni non possiamo permetterci l’indifferenza.

Crediamo che la scuola, fedele alla sua missione formativa, non possa sottrarsi a un momento di riflessione su avvenimenti di questa portata. L’articolo 2 della Legge della scuola del Canton Ticino affida all’istituzione scolastica il compito di educare al senso di responsabilità, al rispetto dei diritti umani e alla pace. È dunque evidente come la tragedia in corso interpelli in modo diretto la funzione educativa e civile della scuola.

Ogni anno, con grande impegno, le scuole ticinesi organizzano la Giornata della memoria dedicata alla Shoah: un appuntamento fondamentale per ricordare alle nuove generazioni la necessità di vigilare contro odio, discriminazione e violenza. In coerenza con tale impegno, riteniamo che anche la situazione attuale a Gaza meriti uno spazio di discussione e di riflessione critica all’interno delle classi.

Abbiamo ascoltato con attenzione alcune sue recenti prese di posizione pubbliche sulla crisi umanitaria a Gaza: parole che testimoniano una sensibilità rara nel panorama politico (si pensi alle reazioni negative suscitate dall’iniziativa intrapresa durante il festival di Locarno). Siamo certi che anche nella scuola ticinese vi siano molti docenti pronti a non restare in silenzio, e che coglieranno l’occasione del nuovo anno scolastico per accennare a questa drammatica recrudescenza del conflitto.

Pensiamo, tuttavia, che un invito esplicito da parte sua – in qualità di responsabile del DECS – a favorire un confronto aperto e guidato su questa realtà potrebbe incoraggiare docenti e direzioni scolastiche ad agire con maggiore decisione. In questo modo, studenti e studentesse avrebbero l’opportunità di comprendere meglio la complessità del presente e di maturare una sensibilità umana e civica all’altezza delle sfide del nostro tempo.

Siamo convinti che la scuola, con i suoi strumenti educativi e pedagogici, possa contribuire a costruire non solo conoscenza, ma anche coscienza, consapevolezza e responsabilità.

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