POLITICA
Sergi e Pronzini (MPS): “Lezioni private specchio della crisi della scuola”
I deputati chiedono al Governo misure urgenti e concrete, denunciando la vaghezza del “progetto pilota” annunciato dal DECS
Archivio TiPress

BELLINZONA – Le lezioni private non sono più un fenomeno marginale, ma il sintomo di una crisi strutturale della scuola ticinese. È quanto sostengono i deputati del Movimento per il Socialismo, Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini, che hanno depositato un’interpellanza al Consiglio di Stato.

La questione era già stata sollevata con una mozione nell’aprile 2022, in seguito a un sondaggio della Gioventù Anticapitalista al Liceo di Bellinzona che mostrava come oltre un terzo degli studenti ricorresse a sostegno extra-scolastico. Tre anni dopo, lo studio commissionato dal DECS al CIRSE e presentato lo scorso settembre conferma dati allarmanti: nelle Scuole medie quasi un allievo su due (45,8% nelle classi III e IV) fa ricorso a lezioni private, con un incremento impressionante rispetto al 2017 (quando erano il 18,5%). Nelle Scuole medie superiori la percentuale si assesta fra il 28,5 e il 37%.

Nonostante queste evidenze, osservano gli interpellanti, le misure annunciate dal Dipartimento restano generiche e concentrate su un non meglio precisato “progetto pilota” per una sede di scuola media, privo al momento di dettagli su tempi, modalità, risorse e contenuti. Nulla, invece, sarebbe stato previsto per le scuole medie superiori e le scuole professionali, dove pure il problema è diffuso.

Sergi e Pronzini chiedono dunque al Governo di chiarire:

se non ritenga urgente una riflessione strutturale sulla scuola media (programmi, carichi, didattica nelle materie più critiche), andando oltre la semplice questione delle lezioni private;
quali siano le misure concrete, tempi e risorse del “progetto pilota” annunciato;
come intenda affrontare la situazione nelle SMS e nelle scuole professionali, dove non sono previste iniziative specifiche.
A otto anni dal primo studio e a tre anni e mezzo dalla mozione MPS, i deputati denunciano che “nulla di serio è stato fatto” e che le promesse del DECS rischiano di restare lettera morta.

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