Il presidente del Centro al comitato cantonale non risparmia critiche: dal genocidio in Palestina alle derive della politica ticinese
SORENGO – Dal dramma internazionale al microcosmo ticinese. Nella sua relazione al comitato cantonale del Centro, riunitosi ieri sera alla sede dell’Otaf di Sorengo, il presidente Fiorenzo Dadò ha preso spunto dal massacro in Palestina – «oltre dodicimila bambini sterminati» – per arrivare a una riflessione sulla politica di casa nostra.
«Mentre assistiamo allo sgretolarsi dell’ordine mondiale, con governanti che si insultano e un genocidio perpetrato da criminali che riducono alla fame persino migliaia di bambini, qui c’è chi nella propria beata e ovattata incoscienza fa pagliacciate, indagini segrete e gioca a scacchi con le istituzioni», ha tuonato Dadò.
Secondo il presidente del Centro, «l’ambiguità, il silenzio, la passività delle autorità hanno contribuito all’impunità di drammi di portata internazionale». Per questo l’appello è chiaro: «Non possiamo limitarci a guardare, né quando si tratta di fatti di gravità inaudita sul piano internazionale, né quando riguarda la nostra realtà locale».
A sostegno della sua tesi, Dadò ha evocato Dante e la condanna degli ignavi nell’Inferno: «I vigliacchi, gli egoisti che non si schierano con decisione. Povere anime costrette a vagare nude, punte da vespe e succhiate dai vermi. Oggi gli ignavi sono coloro che tacciono per quieto vivere, per paura di ritorsioni o in attesa di salire sul carro del vincitore».
Poi l’affondo più diretto alla politica ticinese e, in particolare, alla Lega: «I cittadini non si meritano un Paese in cui ci sono politici che grazie alla loro carica ricevono favori personali. Non si meritano politici che commissionano inchieste segrete e si arrogano il diritto di rovistare nella vita privata di ignari cittadini».
Il riferimento, esplicito, è al caso Hospita Suisse, che ha visto protagonisti gli ex esponenti leghisti Eolo Alberti e Sabrina Aldi, nonché l’indagine affidata all’avvocato (anch’egli vicino alla Lega) Enea Petrini con il coinvolgimento del ministro Norman Gobbi. Ma Dadò ha allargato il tiro anche all’arrocco in Governo: «Politici che per il proprio tornaconto personale bistrattano le istituzioni e usano lo Stato come fosse la propria credenza di casa».
E ha concluso: "Gli errori capitano a tutti. Ma certi andazzi, certi modi disinvolti e ripetuti danneggiano l’immagine delle istituzioni. È contro queste derive che dobbiamo reagire".