Un comitato interpartitico e numerosi esperti sostengono il divieto: âNon demonizziamo la tecnologia, ma proteggiamo i ragazzi da distrazioni e rischi per la saluteâ
BELLINZONA â âSmartphone: a scuola no!â. Ă questo il titolo dellâiniziativa popolare legislativa elaborata presentata stamattina dal Centro, con il sostegno di un comitato interpartitico e di rappresentanti della societĂ civile. Obiettivo: vietare agli allievi di scuole dellâinfanzia, elementari e medie di portare con sĂŠ dispositivi connessi o connettibili durante le ore scolastiche, introducendo una norma chiara e vincolante nella Legge cantonale sulla scuola.
Il presidente cantonale del Centro, Fiorenzo Dadò, ha ricordato che non si tratta di âdemonizzare la tecnologia, ma di valorizzarlaâ: gli strumenti digitali hanno un ruolo importante se usati in classe sotto la guida degli insegnanti, âma diventano un ostacolo se lasciati senza controllo nelle mani dei ragazziâ.
Giorgio Fonio, vicepresidente cantonale e consigliere nazionale, ha ripercorso lâiter politico iniziato nel 2018 con una mozione che aveva portato a direttive del DECS rimaste però disomogenee. âDopo sette anni â ha detto â la scienza ha mostrato con chiarezza i danni di un uso precoce e incontrollato degli smartphone. Serve una legge che valga per tutti gli istituti scolasticiâ.
Dal fronte medico, il pediatra Claudio CodecĂ Â (Associazione dei Pediatri della Svizzera italiana) ha parlato di âgesto simbolico ma concretoâ che chiama anche i genitori a una responsabilitĂ piĂš ampia, mentre lâinfettivologo Christian Garzoni ha definito lâiniziativa ânecessaria e urgenteâ per evitare conseguenze che medici e psicologi giĂ constatano oggi: disturbi del sonno, ansia, difficoltĂ di socializzazione e rischio di dipendenze digitali.
Dal mondo della scuola, il docente Gianluca DâEttorre ha spiegato che il telefonino âframmenta lâattenzione e ostacola la memorizzazioneâ, mentre lâex deputata Maristella Polli ha sottolineato come âi ragazzi debbano tornare a giocare liberamente con i compagni, non in solitudine davanti a uno schermoâ.
Messaggi analoghi sono arrivati dalla deputata PLR Simona Genini (âsenza attenzione non câè istruzione, e senza istruzione non câè libertĂ nĂŠ cittadinanzaâ), dallâeconomista Amalia Mirante (âoggi la risorsa piĂš scarsa è lâattenzione, la scuola non può competere con TikTokâ) e dal deputato UDC Paolo Pamini: âLa tecnologia deve restare un sostegno alla vita reale, non un sostituto che impoverisce lâesperienza umanaâ.
Il Comitato promotore conta esponenti di Centro, PLR, PS, Lega, UDC, Avanti con Ticino&Lavoro e societĂ civile, segno della trasversalitĂ del tema. Lâiniziativa propone di inserire nella legge scolastica lâarticolo 56a, che vieta agli allievi di portare a scuola smartphone e dispositivi connessi, demandando al Consiglio di Stato il compito di stabilire modalitĂ e sanzioni.
La parola passerĂ ora ai cittadini: toccherĂ a loro decidere se fare della scuola un luogo finalmente libero dalle distrazioni digitali, per restituire centralitĂ a concentrazione, socializzazione e crescita equilibrata.