POLITICA
La maestra ammanettata a Camignolo e l'agente 'Pippo Baudo'. Raffica di domande dell'MPS al Governo
L'MPS giudica l'intervento "sproporzionato e ingiustificato". Il racconto della maestra ammanettata: "Pensavo mi rompessero un braccio"
Screenshoot video RSI

CAMIGNOLO – Una maestra d’asilo di 46 anni, ammanettata, spinta contro un vetro e caricata su una camionetta della polizia. Tutto durante una manifestazione pacifica a Camignolo, organizzata lunedì sera dal movimento di solidarietà con la Palestina per protestare contro la presenza del consigliere federale Ignazio Cassis a un evento del PLR.

Le immagini – pubblicate con un video dalla RSI - hanno rapidamente fatto il giro del web e dei social. Il caso approda ora al Consiglio di Stato con un’interpellanza firmata da Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini per l’MPS. I due chiedono chiarimenti urgenti al Governo in merito a “un intervento sproporzionato e ingiustificato”.

La manifestante fermata ha raccontato alla RSI di essersi “spostata verso la palestra delle scuole, in un’area non delimitata. Un agente in borghese ha iniziato a urlare ai colleghi di ‘mandarmi fuori dai co****ni’. Non gridavo, non avevo cartelli. Mi hanno spinta, afferrata e scaraventata con la testa contro i vetri della palestra. Pensavo mi rompessero un braccio”.

Ancora ammanettata, la donna ha chiesto di effettuare una telefonata. Quando ha chiesto il nome del poliziotto, lo stesso avrebbe risposto con sarcasmo affermando di chiamarsi “Pippo Baudo”. Interpellata dalla RSI, la Polizia ha parlato di “manifestazione non autorizzata” e che la donna si sarebbe introdotta nel “dispositivo di sicurezza rifiutandosi di allontanarsi”.

Come evidenziato da Sergi e Pronzini, il video “mostra tutt’altro. La donna è a circa 30 metri dall’edificio dove si teneva l’evento, non compie alcun gesto ostile e viene improvvisamente afferrata e ammanettata da due agenti”.

Alla luce di quanto esposto, ecco le domande sottoposte al Consiglio di Stato

    1. In cosa è consistito, nel contesto di questo evento, il “dispositivo di sicurezza” organizzato dalla Polizia cantonale?
    2. Quali sono state le ragioni che hanno spinto la Polizia a predisporre tale dispositivo?
    3. Quanti agenti della Polizia cantonale e comunale erano coinvolti nell’operazione?
    4. Quali sono i costi complessivi del dispositivo di sicurezza?
    5. Poiché il filmato non mostra atteggiamenti aggressivi da parte della manifestante, quali motivi hanno portato gli agenti a intervenire in modo così violento?
    6. Il Consiglio di Stato ritiene proporzionato l’intervento?
    7. Chi ha deciso il fermo della donna, visibilmente pacifica nel video?
    8. In quali circostanze un agente è tenuto a comunicare nome o numero di matricola? È consentito rispondere con nomi fittizi come “Pippo Baudo”?
    9. Perché non è stato redatto alcun verbale del fermo, nonostante l’uso della forza e l’ammanettamento?
    10. Il Governo non ritiene opportuno introdurre un numero identificativo obbligatorio per gli agenti, così da permettere ai cittadini di tutelarsi in caso di presunti abusi?
    11. Secondo le informazioni, la donna ha sporto denuncia martedì pomeriggio. Il governo non ritiene che sia il caso di introdurre il numero identificativo per gli agenti al fine di permettere ai cittadini e alle cittadine di potersi tutelare in caso di (presunti) abusi? In fondo, se non c’è niente da nascondere...
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