L’UDC: "Si combatte riducendo la pressione che lo genera e ristabilendo un equilibrio che il Cantone ha perso ormai da tempo"

BELLINZONA – “Più burocrazia non è la soluzione”. È questo il messaggio lanciato dall’UDC Ticino dopo il dibattito in Gran Consiglio sull’applicazione dell’iniziativa “Rispetto per i diritti di chi lavora! Combattiamo il dumping salariale e sociale!”.
Il partito, in una nota, ribadisce che “il problema non nasce dalla mancanza di controlli, ma dalle condizioni quadro create dalla libera circolazione delle persone”, che avrebbe reso il Ticino “terreno fertile per l’assunzione di manodopera a basso costo e per la pressione sui salari. Ogni volta che lo Stato non riesce a gestire un fenomeno – scrive l’UDC – la risposta è aumentare la burocrazia. Ma non funziona così”.
Il partito cita il rapporto di maggioranza firmato dalla correlatrice Raide Bassi, secondo cui le infrazioni più gravi non si scovano “aumentando il numero dei controlli, ma migliorandone la qualità. Servono coordinamento, tecnologia, dati e interventi mirati. Questa è la via dell’efficacia, non l’aumento degli organici”.
L’UDC ricorda inoltre che il Ticino già effettua un numero elevato di controlli, spesso “più e meglio di altri Cantoni”, grazie al lavoro delle Commissioni paritetiche, della SUVA e dell’Associazione Interprofessionale di Controllo”.
Il problema del dumping salariale, per l’UDC è strutturato e legato all’apertura dei confini. “È come aprire tutte le finestre in inverno e poi discutere su come regolare il riscaldamento: prima si chiudono le finestre, poi si regola il termostato”.
Il partito richiama anche le iniziative popolari “Stop immigrazione di massa” e “Prima i nostri”, approvate negli anni scorsi, come segnali chiari della volontà della popolazione di “riappropriarsi del controllo sul mercato del lavoro e sulla politica migratoria”.
“Solo così – conclude la nota – i lavoratori ticinesi potranno recuperare il potere contrattuale che la libera circolazione ha spazzato via”.