POLITICA
La Procura perde i pezzi: se ne va anche Andrea Gianini. Il suo monito alla politica
Il magistrato: "Negli ultimi quindici anni «sono andati via più di una ventina di procuratori, un turnover che dovrebbe preoccupare e far riflettere Consiglio di Stato e parlamento"
TiPress/PICCOLI

La notizia era nell'aria da tempo e la conferma è giunta pubblicamente oggi da parte dell'interessato con un'intervista rilasciata alla Regione. Il procuratore pubblico Andrea Gianini spiega perché, dopo quindici anni al Ministero pubblico, ha deciso di dimettersi. Una notizia che dovrebbe suonare come l'ennesimo campanello d'allarme per la politica, confrontata con un progressivo indebolimento della magistratura inquirente: Moreno Capella, che passerà da febbraio alla Camera di revisione penale, Andrea Balerna che, seppur non eletto alla CARP, pare interessato al Tribunale penale, Chiara Borelli che a medio termine potrebbe lasciare il Ministero nonostante abbia garantito al pg Andrea Pagani che intende restare... Insomma, il Ministero pubblico si conferma un porto di mare.

Giannini spiega che nel suo caso «è sopraggiunta una certa stanchezza», una fatica che in un lavoro «già di per sé logorante» rischia di tradursi in decisioni sbagliate nell’attività inquirente. Un rischio che considera inaccettabile, «per rispetto del ruolo, delle istituzioni e delle parti di un procedimento penale», e che lo ha portato alla conclusione che «è il momento di cedere il posto».

Le dimissioni, annunciate al Gran Consiglio il 22 dicembre, diventeranno effettive dal primo luglio e si inseriscono in un contesto che Giannini definisce preoccupante: negli ultimi quindici anni «sono andati via più di una ventina di procuratori», un turnover che «dovrebbe preoccupare e far riflettere Consiglio di Stato e parlamento», chiamati a garantire condizioni operative adeguate e professionalmente attrattive per la magistratura. Il problema centrale, secondo Giannini, è il carico di lavoro: oggi i procuratori pubblici sono ventitré, mentre il numero di incarti annui è cresciuto da circa diecimila a quindicimila ed è destinato ad aumentare. Più magistrati significherebbero meno dossier per ciascuno, procedimenti meno lunghi e, nel settore dei reati finanziari, anche «più confische, a beneficio delle casse cantonali», oltre a ritmi di lavoro «umanamente più sostenibili».

La complessità delle inchieste è aumentata anche perché la procedura penale consente a difese sempre più agguerrite di «tirarla per le lunghe, fra reclami e ricorsi», soprattutto quando gli imputati dispongono di grandi risorse finanziarie. Giannini accoglie con favore l’arrivo di nuovi sostituti procuratori, ma mette in guardia dal rischio che il potenziamento venga annullato se, «per far quadrare i conti del Cantone», si decidesse di ridurre figure chiave come i segretari giudiziari: «Saremmo da capo». Sul fronte dei reati finanziari, il quadro che descrive è in peggioramento, con un aumento di truffe informatiche e online, spesso basate su «promesse di lauti guadagni» che finiscono per far andare in fumo «investimenti o risparmi di una vita», con conseguenze sociali che ricadono sull’intera collettività.

Richiama inoltre l’attenzione sui fallimenti societari, legati non di rado a cattiva gestione e contabilità «che spaventano per il modo nel quale sono state allestite», sostenendo la necessità di maggiore formazione per amministratori e di controlli più incisivi come strumenti di prevenzione. Quanto al futuro personale, Giannini esclude un ritorno all’avvocatura e sceglie una strada diversa, dedicandosi ai meno fortunati: seguirà adolescenti in difficoltà come curatore e si impegnerà maggiormente nell’attività di clown negli ospedali e nelle case per anziani, con l’obiettivo di «donare a bambini e adulti malati un momento di spensieratezza».

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