SANITÀ
La Svizzera ci "ruba" infermieri. La denuncia del sindacato italiano di categoria
"È in atto un vero e proprio esodo di paramedici lombardi, che scelgono il percorso del lavoro frontaliero"
TiPress/Gabriele Putzu

COMO - “Anche nel 2023 la Svizzera prepara una “caccia aperta” all’infermiere italiano. Settemila posti vacanti da colmare tra gli operatori sanitari, non lasciano dubbi”. Nursing Up, storico sindacato italiano della categoria infermieristica, denuncia una situazione di concorrenza insostenibile.

Anche quest’anno, aggiunge il sindacato, in Svizzera “abbonderanno le offerte di lavoro in svariati settori del mondo lavorativo. Disoccupazione al 2 per cento e 250mila posti di lavoro vacanti. Provate a indovinare, ancora una volta, quale sarà la professione più richiesta in terra elvetica, da qui a breve. Secondo il report degli esperti, sono oltre 7mila i posti vacanti nel settore infermieristico da coprire, subito, nei primi mesi del nuovo anno, per un fabbisogno, che già lo scorso anno, superava le 10mila unità”.

E Nursing Up si chiede anche come tutto ciò si ricollegherà con la profonda instabilità del sistema sanitario italiano: “Saremo in grado, con i nostri 1.400 euro al mese netti, che rappresentano la magra retribuzione di un infermiere di casa nostra, tra le più basse d’Europa, di contrapporre strategie degne di tal nome per arginare quella che si annuncia come una nuova fuga di professionisti italiani nella vicina Svizzera?”.

In particolare in Ticino e nella Svizzera italiana, prosegue il sindacato, “è in atto un vero e proprio esodo di infermieri lombardi, che scelgono il percorso del lavoro frontaliero, risparmiando quindi sulle spese di alloggio, e dove gli stipendi base possono toccare anche i 3.500 euro netti mensili (5200-5600 euro lordi). Certo, tutto questo a fronte di una tassazione di non poco conto e di un costo della vita elevato, non è tutto oro quello che luccica, ci mancherebbe, ma stiamo parlando di stipendi che non hanno nulla a che vedere con la realtà sanitaria italiana, soprattutto se immaginiamo il mutato costo della vita e pensiamo che i nostri 1400 euro mensili ci collocano inesorabilmente sulla triste soglia della povertà”.

 

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