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25.02.2016 - 15:270
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Vanetti punge il turismo. «Vendiamo il Ticino a prezzi outlet»

Per l'ex Guastafeste, la Ticino Discovery Card è stata da subito «un fallimento annunciato, un esperimento mangia soldi. E vi spiego come mai»

BELLINZONA - Il Ticino getta la spugna e abolisce la Ticino Discovery Card, la carta turistica istituita nel 2012 e che permetteva di viaggiare sui mezzi pubblici e turistici da Chiasso ad Airolo, di accedere a piscine e lidi, musei e altre attrattive di interesse turistico con 87 franchi per tre giorni. I risultati non sono mai stati esaltanti, e nel 2015 le vendite sono scese dell'8%, arrivando a meno di 5000. Da qui, la decisione di abolirla, con la possibilità di ripensarla più avanti, magari nel 2017. Critico fin dall'inizio era stato Pietro Vanetti, ex consigliere comunale e ex Municipale di Losone per il Guastafeste. «Un fallimento annunciato», commenta oggi. «È stato solo un esperimento mangia soldi. Le cause? Non dipendono assolutamente dall'offerta turistica del Ticino, ma da una strategia commerciale sbagliata».Ovvero, quali gli errori?«Secondo me la carta turistica doveva servire a operatori e soprattutto albergatori per spingere i turisti a spendere di più, non a lasciare in Ticino meno soldi possibili, un paradigma al contrario! Ho sempre visto una carta legata al pernottamento, cioè ne hai diritto se ti fermi a dormire. Va detto che anche gli albergatori, da quanto ho potuto capire, non erano interessati a questo strumento. Hanno perso un'occasione! Gli operatori di Ticino Turismo hanno insistito, il Cantone ha imposto, ed è stato un ulteriore errore, di volerla abbinare al trasporto pubblico. Il risultato sono stati anni persi in problemi tecnici e dei costi elevati, per un'utenza che viene in Ticino soprattutto con l'auto. Prima si dovevano stimolare i turisti ad arrivare qui e a pernottare, poi semmai a usare i mezzi pubblici. Il progetto poi ritengo dovesse essere giornaliero: pernotti un giorno, hai diritto alla carta per un giorno, stai qui dieci giorni e ce l'hai per dieci. Loro hanno voluto il pacchetto di tre giorni, secondo me una strategia sbagliata. Si è insistito a mio modo di vedere troppi anni, spendendo troppi soldi e i risultati sono lì da vedere».Adesso si parla di rivederla: in che direzione si deve andare?«AlpTransit probabilmente permetterà un approccio diverso. Da troppi anni la promozione del turismo è improntata a vendere il Ticino a costi outlet, costi discount. Si fa di tutto per far spendere il meno possibile il turista, invece si dovrebbe far guadagnare di più agli operatori, che così pagano le tasse e possono reinvestire per migliorare il prodotto. Lavorando con utili minimi alla prima difficoltà o al cambio di generazione una struttura dopo l'altra non investe: da alcune, per questioni di ubicazioni, non si può ricavare più nulla, mentre altre finiscono nel parco delle residenze secondarie mentre potevano invece essere recuperate». Il turismo è così in difficoltà, dunque, secondo lei? «Se il mercato non fa guadagnare a sufficienza, se il settore non lo permette, è un problema. La media delle occupazioni degli alberghi negli otto mesi di stagione è inferiore al 50%, e in più ci sono i quattro mesi di chiusura, con i costi che ci sono comunque. È un settore che necessita di un cambio di paradigma: o si fanno delle strategie che permettono agli operatori di attirare con delle offerte allettanti dei turisti che vengono e pagano il giusto, o il turismo diventerà sempre più un settore di nicchia. A quel punto non si giustificherebbero più tutti gli investimenti».
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