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08.03.2016 - 10:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Le modalità dei licenziamenti sono una ferita. Si deve investire nel futuro»

Dopo De Weck, è Luigi Pedrazzini a parlare della RSI. «Non condanno né assolvo, la direzione d'altronde ha ammesso gli errori. I partiti si sforzino di capire i problemi»

COMANO - L'attenzione dei media sulla RSI non cala. Dopo i licenziamenti all'americana, l'investimento di 62 milioni di franchi per il campus: come spiegare questa scelta? Il presidente della CORSI, Luigi Pedrazzini, ne ha parlato in un'intervista a tutto campo sul Corriere del Ticino. «Un’azienda che non investe nel futuro non ha futuro. I soldi ci sono anche perché la SSR gestisce rigorosamente le risorse a sua disposizione; ciò permette di mantenere sufficientemente elevata la quota degli investimenti, che soprattutto in termini tecnologici sono molto onerosi. La decisione di ridurre il numero dei collaboratori, attuata in tutte le regioni della Svizzera, è conseguenza di una decisione del Tribunale federale che ha “tolto” alla SSR una quarantina di milioni all’anno. La reazione del CdA e della direzione generale è stata chiara: la SSR deve compensare questa perdita risparmiando nella “gestione corrente”, senza mettere a rischio i progetti futuri. Agisse diversamente finirebbe per ritrovarsi presto in grosse difficoltà, perderebbe quote di mercato e sarebbe poi costretta a sacrifici molto più invasivi». Le risorse umane sono comunque le più importanti, sostiene Pedrazzini, «la capacità di finanziare progetti per il futuro è però condizione necessaria per mantenere un alto livello di occupazione e condizioni contrattuali attrattive». «Le modalità adottate dalla direzione RSI per attuare i licenziamenti hanno creato una ferita profonda e non solo in chi è stato direttamente toccato dalla misura», ha poi ammesso, affermando che difficilmente però si tornerà indietro. Ha incontrato alcuni collaboratori toccati dalle misure, pur senza poter intervenire. «Non ho condiviso le modalità seguite per attuare i licenziamenti e l’ho detto al direttore appena ne ho avuto conoscenza, nell’ambito di un incontro al quale ha partecipato anche la vice presidente della CORSI Anna Biscossa. D’altra parte anche il direttore e la direzione hanno riconosciuto l’errore di valutazione e di modalità. Ciò detto ho condiviso, in seno al Consiglio di amministrazione, la decisione di procedere a una limitata riduzione di posti di lavoro per i motivi già detti. Non condanno né assolvo ma cerco semmai di adoperarmi per contribuire a un miglioramento della situazione». Un'analisi completa della situazione, a suo avviso, non può partire solo dai licenziamenti ma deve tener conto anche di disagi preesistenti. Ritiene però che Canetta non abbia bisogno di riconquistare la fiducia dei dipendenti perché essi nutrono stima in lui. Le dimissioni del direttore non sono all'ordine del giorno e «sarebbe sbagliato immaginare di uscire da questa situazione tagliando delle teste». Dall'alto della sua esperienza politica, Pedrazzini chiede ai partiti «un vero sforzo per capire i problemi dell’azienda, evitando giudizi affrettati e superficiali. La RSI è troppo importante per la Svizzera italiana: critichiamola ma sempre con la prospettiva di migliorarla» e si compiace dei dati del sondaggio interno, che parlano di un 80% delle persone soddisfatte dell'informazione. E quel 67% che la ritiene tendenziosa, di centro sinistra? «È un dato che va approfondito, sul quale lavorare per migliorare e per fare in modo che anche l’informazione politica venga percepita come completa ed equilibrata!» In vista del voto sul canone, «sarà comunque importante ribadire il ruolo della RSI nella promozione dell’italianità in Svizzera, nell’esercizio della democrazia, nell’integrazione; andrà sottolineata la qualità e l’importanza della sua offerta culturale, informativa, ricreativa e sportiva. E andranno evitati nuovi scivoloni, anche perché gli avversari della SSR e della RSI li sfrutteranno con determinazione».
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