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25.05.2016 - 15:370
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«E se Banca Stato avesse acquistato la BSI? Classe politica irresponsabile!»

Pronzini e Ducry tornano sulla ventilata operazione che la classe politica avallava. «E com'è possibile che nessun addetto ai lavori sapesse nulla? La FINMA aveva messo in guardia»

BELLINZONA - La vicenda di BSI ha parecchi risvolti e deve indurre ad una discussione politica, pubblica e urgente, secondo Matteo Pronzini e Jacques Ducry, autori di un testo che attacca su più fronti l'opinione pubblica e la politica. Prima di tutto, secondo i due «vi è la questione specifica di BSI e di come le pratiche di questa banca abbiano potuto svilupparsi sulla piazza finanziaria ticinese senza che coloro che hanno (o dovrebbero avere, o che millantano) una conoscenza del territorio e delle sue radici economiche, abbiano in qualche modo avuto percezione di quanto stava succedendo». Ritengono che fosse difficile che nessuno (responsabili bancari, membri del governo cantonale, autorità fiscali cantonali, responsabili dei partiti di governo) abbia avuto la minima idea di quanto stesse accadendo, dato che "i comuni mortali" sono venuti a conoscenza del fatto che la FINMA «aveva "in maniera indubbia richiamato l’attenzione della banca sui gravi e molteplici rischi connessi a tali relazioni d’affari, ingiungendola a procedere a ulteriori accertamenti». Chiedono quindi al Consiglio di Stato: «1. Il governo era a conoscenza (in modo diretto o indiretto) del serio e formale avvertimento che la FINMA aveva indirizzato ai dirigenti di BSI alla fine del 2013? 2. In caso affermativo, quali passi ha intrapreso presso i dirigenti di BSI e presso la FINMA per accertarsi delle possibili conseguenze che questa situazione avrebbe potuto avere non solo sulla banca, ma anche sulla immagine e le prospettive della piazza finanziaria ticinese e, di conseguenza, per l’intera economia cantonale 3. In caso affermativo, non pensa il governo che, in simili circostanze, sarebbe estremamente importante che esso possa disporre di queste informazioni (da parte della FINMA così come da altri enti preposti al controllo di meccanismi economico-finanziari importanti)? E, in caso affermativo, quali passi pensa di intraprendere perché questo possa avvenire? 4. Non pensa il governo che sia necessario costituire “un gruppo di crisi” , in particolare per gestire l’emergenza di tipo occupazionale e sociale che questa crisi comporterà?» Però «la questione BSI solleva altri inquietanti e politicamente rilevanti interrogativi che mettono a nudo l’insipienza e la irresponsabilità della classe politica cantonale. Infatti non è possibile dimenticare che, solo cinque mesi orsono, la Banca dello Stato del cantone aveva pubblicamente lanciato e diretto una cordata attorno ad una offerta di acquisto di BSI». Una scelta, secondo Pronzini e Ducry, avventata, «come purtroppo confermano gli avvenimenti di questi giorni, che mettono a nudo, come detto, l’approssimazione, l’ignoranza, la superficialità della classe politica cantonale», attaccano, citando (da un articolo di TicinoLibero) diversi esponenti politici, da Vitta a Pinoja, da Attilio Bignasca a Cattaneo sino a Lepori che si erano espressi a favore dell'opportunità. «Solo l’MPS, tra le forze politiche, espresse tutte le sue perplessità e contrarietà nei confronti dell’offerta avanzata dalla cordata diretta da BancaStato", sottolineano poi. «Non crediamo siano necessari ulteriori commenti. Non sfugge comunque a nessuno il fatto che, se per delirio di ipotesi quella offerta fosse stata accettata, BancaStato e il Cantone si troverebbero oggi ad affrontare una situazione assai difficile, densa di implicazioni inimmaginabili». Nessuno a parte Pronzini tematizzò «la questione, sia per quel che riguardava ruolo e condizioni di BSI (malgrado alcune voci già circolassero), sia, soprattutto, sulla iniziativa di BancaStato che, al di là di tutto, avrebbe modificato, in caso di successo dell’offerta, la natura di BancaStato. Tutto questo senza che né il Gran Consiglio, né eventualmente la popolazione, attraverso un referendum, avessero potuto esprimere il proprio punto di vista su una banca che dispone e amministra un capitale "pubblico"». Dunque il rappresentante MPS e Ducry chiedono al Governo: «1. Non ritiene il Consiglio di Stato di essere stato perlomeno superficiale nell’abbracciare senza approfondimenti e ulteriori riflessioni la proposta di acquisto di BSI da parte di BancaStato? 2. Non ritiene il Consiglio di Stato che tale situazione ponga problemi di fondo quanto ai meccanismi decisionali delle aziende la cui proprietà è detenuta dal Cantone (BancaStato, AET), in particolare in occasione di scelte che, seppur di carattere puramente finanziario, hanno (o possono avere) ripercussioni di fondo sulla natura “pubblica” di queste aziende e sulla loro strategia a medio e lungo termine? 3. Non ritiene il Consiglio di Stato che su tali questioni sia necessario riaprire una discussione politica, in particolare sui meccanismi di decisione e di controllo sulle scelte strategiche delle aziende pubbliche? 4. Non ritiene il Consiglio di Stato che la proposta di BancaStato fosse, alla luce dei fatti emersi, di fatto irresponsabile, segno di una scarsa conoscenza del mercato bancario cantonale, dei suoi attori, della loro situazione e delle loro pratiche, in particolare se con uno di questi attorni si vorrebbe celebrare un “matrimonio” finanziario? 5. Non ritiene il Consiglio di Stato che su questa vicenda sia necessaria una discussione parlamentare che permetta di mettere a fuoco le responsabilità che incombono sui dirigenti di BancaStato per i pericoli che simili atteggiamenti e proposte avrebbero potuto far correre al Cantone?»
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