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27.09.2016 - 09:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il PPD responsabilizza Lega e UDC. «Commissione subito e maggioranza ai fautori dell'iniziativa»

I pipidini chiedono l'istituzione di una Commissione d'attuazione per "Prima i nostri" di sei membri con un presidente UDC. Una sorta di fate vobis a cui «siamo disposti a collaborare»

BELLINZONA - Il voto è ormai storia, adesso bisogna pensare a come applicare "Prima i nostri". Il PPD, in un comunicato, chiede l'istituzione immediata di una Commissione d'attuazione, e vuole che in essa la maggioranza dei posti sia destinata ai gruppi parlamentari che hanno sostenuto l'iniziativa. «Il Gruppo del Partito Popolare Democratico in Gran Consiglio ha preso atto che il 58% dei cittadini ticinesi ha approvato l’iniziativa popolare “Prima i nostri!” e ha nel contempo respinto il controprogetto approvato dal Parlamento e sostenuto dal Consiglio di Stato. Ha pure preso atto che il presidente dell’UDC proporrà a breve una proposta di legge di applicazione che garantisca, entro 6 mesi, l’attuazione delle norme costituzionali approvate dal popolo ticinese», inizia la nota. Bisogna però accelerare i tempi. «Il nostro Gruppo ritiene che dopo il voto di ieri sia indispensabile attuare al più presto gli articoli costituzionali introdotti da “Prima i nostri!”; il Gran Consiglio deve quindi essere incaricato al più presto di adottare la relativa legge di applicazione. La proposta del Consiglio di Stato di costituire un gruppo di lavoro ci sembra eccessivamente laboriosa e rischia di procrastinare eccessivamente le decisioni, dato che le eventuali proposte del gruppo di lavoro dovrebbero comunque in seguito essere sottoposte al Gran Consiglio. In occasione della prossima seduta del Gran Consiglio, proporremo quindi la costituzione di una Commissione speciale per l’attuazione di “Prima i nostri!” (art. 25 LGC) che abbia il mandato di proporre una legge di applicazione entro il 31 marzo 2017». Il PPD ha le idee chiare su come dovrà essere composta la Commissione. «A fronte del risultato popolare, riteniamo che la presidenza della Commissione dovrà essere assunta da un deputato UDC e sosterrà in questo senso eventuali candidature del Gruppo UDC; osserviamo in proposito che il primo firmatario di “Prima i nostri!”, Gabriele Pinoja, siede pure in Gran Consiglio. Chiederemo che la Commissione sia composta da 6 membri, in modo tale che i Gruppi parlamentari che hanno sostenuto in Gran Consiglio l’iniziativa “Prima i nostri!”, ovvero Lega, UDC, Verdi (anche se Delcò Petralli ha precisato ssu Facebook che il Comitato Cantonale dei Verdi non l'ha sostenuta, ndr) dispongano della maggioranza assoluta, in considerazione del voto decisivo del Presidente in caso di parità (art. 35 cpv. 3 LGC). Una garanzia questa, che la volontà espressa con il voto popolare verrà senza indugio rispettata». Infine, «confermiamo la nostra disponibilità a collaborare all’attuazione di “Prima i nostri!”, ma è evidente come dal voto di ieri sia emersa, almeno su questo tema, una diffusa sfiducia nei confronti del Consiglio di Stato e della maggioranza del Gran Consiglio.È quindi necessario che la popolazione ticinese abbia la certezza che i promotori dell’iniziativa abbiano il più ampio margine di manovra nell’attuazione degli articoli costituzionali e che nessuno – neppure volendo – potrà ostacolare o ritardare il lavoro legislativo di applicazione della volontà popolare. Tale proposta va proprio in questo senso. Auspichiamo che pure gli altri Gruppi in Parlamento sostengano queste proposte». Insomma, una sorta di fate vobis diretto a chi ha sostenuto "Prima i nostri", con tempistiche brevi. La richiesta era stata annunciata in tv dal capogruppo Fiorenzo Dadò, e Giorgio Fonio su Facebook ha lanciato un chiaro messaggio a UDC e Lega. «È ora che la si smetta di scaricare le responsabilità sul "partitume storico" e coerentemente agli slogan lanciati in queste ore si tramuti in legge quanto votato ieri entro 6 mesi!». Anche parte dell'economia vuol poter dire la sua. Fabio Regazzi, presidente dell'Associazione industrie ticinese (AITI), dopo aver sottolineato la delusione per l'esito del voto, ha affermato che «ora si tratta di decidere se stare alla finestra o, responsabilmente e malgrado tutte le criticità presenti, fare la nostra parte. Propendiamo per la seconda via, in quanto saremo i primi a subire l’applicazione dell’iniziativa e non ci sembra corretto che siano solo i politici a ragionare sul relativo progetto di legge». Più scettici, invece, sindacati e Camera di Commercio.
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