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05.01.2017 - 16:180
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Quadri e la politica del "male minore". Cavalli: «la Lega finge solo di difendere il popolo»

Per il Consigliere Nazionale leghista la Riforma III delle imprese è solo un paracadute ma va sostenuta. «A sinistra hanno paura di togliere fondi ai rifugiati con lo smartphone?» E Cavalli replica...

BELLINZONA - La campagna elettorale per il voto sulla Riforma III delle aziende del 12 febbraio sta entrando nella fase calda. Se il PS ritiene che, dopo che tre rappresentanti del Governo (Vitta, Beltraminelli e Gobbi) si sono espressi a favore di misure che servirebbero per meglio applicare la riforma, la popolazione debba conoscere le ripercussioni su cantone e comuni, Lorenzo Quadri sul Corriere del Ticino spinge a votare si, mentre su Facebook Franco Cavalli lo attacca. «Dopo aver arzigogolato e dopo alcune ben note sciocchezze, arriva al dunque: votate SI il 12 febbraio alla Riforma III che regala miliardi agli azionisti togliendoli evidentemente a quel popolo che la Lega fa ormai solo finta di difendere. Ma ormai sta diventando un'abitudine: vi ricordate quando 6 mesi fa volevano che i ticinesi, che stavolta non si sono lasciati gabbare, accettassero di trasformare gli ospedali pubblici in Società anonime? E la lista potrebbe essere lunga...ma non voglio annoiarvi troppo», scrive il medico, in un chiaro attacco alla Lega. I ghirigori citati da Cavalli che sarebbero presenti nell'articolo, pubblicato sul Corriere del Ticino di oggi a firma del Consigliere Nazionale, sono la teoria che la riforma è il frutto dell’ennesima capitolazione internazionale della Svizzera. Di conseguenza, non può certo suscitare grandi entusiasmi», ma che con la votazione «si tratta di decidere se buttarsi con il paracadute, o senza. La riforma III va quindi approvata nella logica del meno peggio. Che è poi quella cui da tempo ci ha abituati la politica federale». Gli statuti speciali per le aziende (facenti parte di quei regimi fiscali speciali ritenuti non più in linea con le nuove norme internazionali) verranno aboliti: ora ne beneficiano circa 24mila aziende a livello nazionale, 1'355 in Ticino, che Quadri definisce «aziende molto mobili, che quindi potrebbero facilmente levare le tende. Ciò metterebbe a rischio un gettito di 165 milioni di franchi per il nostro Cantone (5 miliardi per tutta la Svizzera) e tanti posti di lavoro». Per compensare, spiega, «la Confederazione mette a disposizione dei Cantoni un pacchetto di strumenti – ogni Cantone deciderà autonomamente se e come vorrà utilizzarli – accompagnato da una dotazione finanziaria di 1,1 miliardi di franchi all’anno. Non si tratta però di un regalo, dal momento che la Confederazione ha un evidente interesse nell’evitare che le aziende a statuto speciale che hanno sede nei vari cantoni sloggino trasferendosi all’estero». La sinistra, si sa, è contraria, e parla di regali alle aziende e di un calo del gettito fiscale. «Ma è vero proprio il contrario. Il crollo di entrate ci sarebbe, per l’erario, se i regimi speciali cantonali venissero a cadere senza alcuna contromisura per evitare l’emigrazione di massa di imprese, posti di lavoro e gettito: ovvero, nel caso in cui il referendum della sinistra venisse approvato», tuona Quadri, che si chiede «come mai la sinistra – che si è sempre voluttuosamente riempita la bocca con gli standard internazionali (ah, come suona chic e progressista quell’aggettivo, internazionale!) – adesso che questi arrivano abbia ancora da protestare. Strano però: quando si tratta di mantenere gettito e posti di lavoro, a sinistra protestano che la spesa è esagerata. Invece, sui costi miliardari e interamente fuori controllo generati dai finti rifugiati con lo smartphone, non si è mai sentito un compagno lamentarsi, né denunciare lo svuotamento delle casse pubbliche. O forse si teme che investire per mantenere il benessere nel nostro Paese possa togliere risorse per i migranti economici, che "devono entrare tutti"?», insinua poi.
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