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13.02.2017 - 23:060
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Tagli indolori non sono attuabili. Governo, hai intenzione di farti beffe del voto popolare?»

Il Governo ha detto di «voler ottenere il risparmio attraverso misure organizzative». Ghisletta, Lepori, Bang e La Mantia contestano, facendo notare che il popolo non vuole quel taglio di 2,5 milioni

BELLINZONA - «Il Consiglio di Stato prende atto della decisione della popolazione ticinese di respingere la modifica alla Legge cantonale sull’assistenza e la cura a domicilio. A mente del Governo, il voto popolare esprime la volontà di non richiedere la partecipazione finanziaria degli utenti alle prestazioni di assistenza e cura a domicilio. Il Consiglio di Stato si impegnerà – in collaborazione con gli operatori del settore – a ottenere il risparmio attraverso misure organizzative; obiettivo peraltro non ritenuto inattuabile dagli operatori del settore», così recita un comunicato del Governo di ieri, come commento alle votazioni. Un passaggio decisamente non gradito a quattro deputato socialisti, Raoul Ghisletta, Carlo Lepori, Henrik Bang e Gina La Mantia. «È un vero e proprio schiaffo al voto del popolo!", tuonano infatti in un'interrogazione. A loro avviso, dalla nota traspare come «il Consiglio di Stato non sembra voler prendere atto della decisione della maggioranza del popolo ticinese di respingere il taglio di 2,5 milioni di franchi annui nel settore dell’aiuto domiciliare». «Il Governo lascia ad intendere che si possano prendere misure indolori e facilmente attuabili per 2,5 milioni di franchi, cosa che non è certamente il caso. Sindacati, associazioni sociosanitarie e partiti progressisti non avrebbero certo lanciato questo referendum, se questo fosse vero! I referendisti, usciti vittoriosi dalle urne, hanno ribadito che occorre mettere termine allo stillicidio di tagli e peggioramenti nel settore sociosanitario», prosegue il testo. Il significato del voto, secondo i quattro, va ben oltre rispetto a quanto affermato dal Governo. «Evidentemente nella votazione di domenica il popolo ticinese si è espresso non solamente contro il contributo per le prestazioni a carico dell’utente, come indica in modo facilone il Governo, ma anche contro il taglio di 2,5 milioni di franchi annui, pudicamente chiamato, nella modifica bocciata della legge assistenza e cura a domicilio, “contenimento della spesa sulle spese di produzione delle prestazioni erogate agli utenti”. Contenere le spese di produzione per 2,5 milioni Fr annui significa ovviamente peggiorare la qualità del servizio e le condizioni di lavoro del personale sociosanitario: non esistono magiche ricette organizzative. Un taglio di 2,5 milioni di franchi non può che colpire gli utenti ed il personale sociosanitario, che sono già stati e sono tuttora spremuti come limoni». Dunque, Ghisletta, Lepori, Bang e La Mantia chiedono al Consiglio di Stato: «1. Ha intenzione di farsi beffe del risultato del voto popolare, proseguendo sulla via indicata nel comunicato stampa? 2. Oppure intende rinunciare al taglio di 2,5 milioni di franchi annui nel settore dell’assistenza e cura a domicilio rispettando la decisione popolare del 12 febbraio?»
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