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21.03.2018 - 17:440
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Zanini Barzaghi e la crisi del PS luganese. "La Lega la pensa come noi su alcuni temi sociali e ci penalizza: essere coerenti e preparati non paga. Piccoli imprenditori, i tempi delle rivoluzioni sono passati"

Sollecitata da un simpatizzante, la municipale analizza come mai Lugano va sempre più a destra. "Siamo spaccati al nostro interno, con forze che la pensano in modo simile ma litigiose. Difendiamo i più deboli, quelli che spesso non votano. Oltretutto, siamo un cantone ancora con tendenze rurali"

LUGANO – “Qualcuno in casa socialista a Lugano pensa forse di fare un po’ di sana autocritica per capire perché negli ultimi 35 anni Lugano è l’unica delle dieci più grandi città della Svizzera ad essersi spostata sempre più a destra?“, è stata la domanda da cui è partito il tutto. L’ha posta un giovane simpatizzante socialista tramite Twitter, Damiano Bardelli.

La Municipale socialista luganese Cristina Zanini Barzaghi ha voluto dire la propria, articolando la risposta in 7 sottocapitoli.

Per prima cosa, sostiene che il fatto che la Lega ogni tanto la pensi come i socialisti sui temi sociali non aiuti: “purtroppo e paradossalmente ha sdoganato la politica “all’italiana”: chiacchierona e incoerente. Il PS non riesce ad inserirsi bene in questa logica perché opera in modo ideale come dovrebbe essere, ma siamo in tempi avversi. Essere corretti e preparati non è pagante”, spiega.

Inoltre, “la realtà economica di Lugano è molto influenzata dall’Italia: i bilaterali hanno aiutato lo sviluppo del cantone ma nel contempo hanno acutizzato le disparità e peggiorato la situazione di molti ticinesi. Normale quindi che ci sia una maggiore chiusura. Le posizioni di apertura del PS vanno quindi quasi sempre controcorrente e difendono soprattutto le persone più deboli, che non vanno a votare (frontalieri, stranieri e naturalizzati assenteisti)”.

“La nostra presenza in associazioni sportive, ricreative, culturali è calata”, afferma poi. “Vado a concerti di banda, attività sportive popolari, carnevali e feste di paese, ecc. e incontro poche persone del PS. Come pure si trovano ormai pochi nostri aderenti o simpatizzanti che si impegnano attivamente nelle associazioni sportive, ricreative, culturali. Bisogna riprendere, magari con nuove forme, l’impegno a lavorare sul territorio anche con attività più spicciole e ritrovare il piacere di stare assieme anche in modo semplice”.

Anche trovarsi contro i piccoli imprenditori, “che sono stati per molto tempo una parte importante del nostro elettorato (ora passati ad altre forze politiche)”, è un punto che non gioca a favore del PS. “Posso capire che la riforma fiscale è contro i nostri principi, ma l’abbinamento a favore di misure a favore della conciliazione famiglia lavoro è interessante per molte persone del ceto medio che lavorano in modo indipendente. Essere più di sinistra e combattere contro le disuguaglianze è giusto, ma il tempo delle rivoluzioni è passato. Dobbiamo anche dare valore a posizioni più pragmatiche e moderate, altrimenti perdiamo una buona parte di elettorato interessante e influente”, aggiunge, a mo’ di rimprovero: il mondo comunque si evolve, e lo devono fare anche i socialisti.

Poi ammette una realtà che è sotto gli occhi di tutti, ovvero la spaccatura interna. “MPS, POP, PC, Verdi tutti divisi, ma nel contempo uniti nella maggioranza delle prese di posizione. Non riusciamo a superare un’atavica litigiosità e se non ci svegliamo un po’ siamo un passo da quello che vediamo a Sud. Scusate il pessimismo”.

“Fondamentalmente siamo ancora un cantone con radici contadine e senza una tradizione urbana”, riflette poi Zanini Barzaghi, mentre “il movimento socialista si è affermato nelle altre città svizzere sin dall’inizio dello scorso secolo. Noi siamo molto in ritardo, su questo e anche sulle questioni ambientali sempre più urgenti. Nonostante ciò riusciamo spesso a dettare l’agenda, anche se abbiamo risultati poco esaltanti alle elezioni. Non sappiamo dare valore al nostro lavoro, perché passiamo sempre come “i maestrini che sanno tutto” (ovvero la Lega, ndr, non lo dice fa riferimento al punto 1).

In conclusione, “dovremmo riprendere a fare più formazione storica e politica. Come si faceva un tempo. È veramente urgente e ne hanno bisogno soprattutto i giovani, ma non solo”.
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