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27.05.2019 - 17:360

Un PS che vuole entrare nell'UE. "La via bilaterale diventerà troppo complicata e dal federalismo possono imparare"

Gret Haller ha fondato la Sezione UE all'interno del partito: "Ma non vogliamo convincere tutti. L'attacco da parte di forze nazionalistiche ha innescato un grande contro-movimento. La situazione dell'UE mi ricorda..."

OLTEN – C’è un PS che vuole entrare nell’UE, direttamente. Altro che accordo quadro, si chiede l’adesione! A parlarne alla Neue Zürcher Zeitung è Gret Haller.

“Durante un evento al buffet della stazione di Olten, gli scrittori Jonas Lüscher e Lukas Bärfuss discteranno di come sarebbe stato se la Svizzera fosse già nell'UE. Perché il nostro gruppo è favorevole all'adesione all'UE. È stato costituito all’interno del PS e si chiama ‘Sezione UE’”, spara subito la bomba.

Lo scopo? “Vogliamo affrontare in modo sostanziale il futuro dell'UE, dal punto di vista socialdemocratico. E vogliamo prendere contatto con altre forze pro-europee in Svizzera e all'estero. Gli svizzeri che si sentono europei dovrebbero essere in grado di fare rete con altri europei. Sembra che tu debba nasconderti in Svizzera se ti identifichi con l'Europa: ma noi vogliamo incoraggiare le persone a farlo”. Haller precisa come non ci sia nessuna intenzione di convincere l’intero partito.

Alla domanda se questo movimenti sia una risposta agli anti-europeisti, ovvero i partiti di destra, risponde che “anche se l'Unione europea è costituita dagli Stati membri, ora ha bisogno di ogni individuo che si identifica e si sente un europeo, il quale si deve identificare e far sentire. Che queste persone vivano o meno negli Stati membri. Ogni individuo che si vede come europeo rafforza l'identità europea. Detto questo, non sono sicuro che l'UE sia davvero nei guai”.

Nonostante il periodo complicato dell’UE, con la Brexit, è sicura: “l'attacco da parte delle forze nazionaliste ha anche innescato un grande contro-movimento. Sono convinta che arriverà il momento in cui la Svizzera si unirà all’Unione Europea”. 

Secondo lei, il bilateralismo, che ora lega UE e Svizzera, diverrà troppo complicato. E vede delle similitudini con la nascita della Svizzera stessa. “Prima della Fondazione della Svizzera, la situazione era comparabile. I Cantoni non erano più in grado di operare all'interno dei confini cantonali, ma tuttavia vi erano, in particolare i conservatori cattolici, che non volevano una fusione. L'alterco durò trent'anni. Con il risultato che conosciamo. Il nostro paese unisce diverse sensibilità al suo interno, come quella tedesca e quella francese, per esempio. Vedo un parallelo: l'UE può anche imparare il federalismo dalla Svizzera”.

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