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05.12.2019 - 18:020
Aggiornamento: 18:20

Se potessimo scrivere un rapporto... L'MPS: "3'200 franchi diventerà il salario di riferimento"

Non essendo nelle Commissioni i rappresentanti del Movimento per il Socialismo non possono fare rapporti, ma ne producono comunque uno di 15 pagine. "Sarà la base per una proposta diversa, coerente e conforme alla Costituzione"

BELLINZONA – L’MPS non può preparare rapporti, non essendo nelle Commissioni. Ma al salario minimo ci tiene ed ha deciso di redarne comunque uno, che sarà il punto di partenza per “una proposta diversa, coerente e conforme a quanto previsto dalla nostra Costituzione, che verrà presentata (anche noi facciamo un po’ di pretattica) nei prossimi giorni”.

“È evidente che, tutti, ma proprio tutti (da “destra” a “sinistra”), un po’ si vergognano di quanto stanno proponendo in materia di salario minimo legale. È a tutti evidente che 3'200 franchi al mese (per tredici mensilità), che potrebbero diventare, tra alcuni anni, 3'400 è un salario che non permette a nessuno, come invece pretende il dettato costituzionale di “garantire un tenore di vita dignitoso” (facciamo notare che la costituzione non prevedere il diritto ad un “salario dignitoso”, come dicono molti, ma ad un “tenore di vita dignitoso”, che è ben altra cosa)”, si legge in una nota. “Dopo aver approvato la proposta, praticamente tutti hanno cominciato a mostrare la coda di paglia e ad annunciare emendamenti alla loro stessa proposta. Emendamenti che, se abbiamo capito bene di cosa si tratta, mirano in qualche modo a intervenire sulle procedure: nessuno, da quel che si è capito, vuole schiodarsi da quei 3'200 franchi. Per questa ragione, l’MPS, che da anni si batte contro il dumping salariale e che aveva, fin dall’inizio, denunciato il fatto che l’iniziativa dei Verdi ci avrebbe portato nel vicolo cieco e controproducente nel quale ci troviamo (dal punto di vista degli interessi dei salariati e della salariate che lavorano in questo Cantone), ha deciso di esprimere un’analisi e un punto di vista diversi sulla questione”.

Il rapporto di quindici pagine, che se l’MPS fosse in Commissione della Gestione sarebbe un rapporto di minoranza. Non vengono effettuate proposte concrete, ma si muovono vari appunti al rapporto di PPD, PS, Lega e Verdi. In primis, in salario economico. “Nessun criterio di politica sociale è stato preso in conto in questa valutazione. Come è possibile fissare un salario minimo atto a combattere la povertà lavorativa senza sapere chi sono, quanti sono e come vivono i working poor? (…). Non esiste nemmeno una valutazione del reale costo della vita in Ticino. (..).L’esistenza di salari vergognosi da 10-12-15 franchi l’ora – che dovrebbero peraltro essere perseguiti dalla magistratura - non giustifica che si sia giunti a un accordo su una determinata cifra e nemmeno l’entrata in vigore a tappe del salario minimo perché le motivazioni sono di ordine economico e non sociale”.

All’MPS non piace nemmeno la teoria che bisognerà valutare gli impatti del salario minimo sull’economia. “Per poter valutare l’impatto del salario minimo occorrerebbe disporre di una valutazione della situazione attuale per confrontarla a quella che verrà a crearsi dopo l’introduzione. Non esiste però una simile valutazione”. 

Il salario minimo dovrebbe contribuire a eliminare l’effetto sostituzione coi frontalieri. “Il Consiglio di Stato si è limitato a fornire le cifre di quanti frontalieri e quanti residenti hanno salari inferiori ai 18.75 franchi orari. Non è dato sapere quanti settori che retribuiscono salari così bassi siano stati controllati su richiesta della Commissione tripartita. Particolarmente grave è il fatto che più dei due terzi del totale, per la precisione il 68.9%, dei dipendenti che ricevono salari così bassi siano donne. È chiaro che esiste una chiara discriminazione di genere nel mondo del lavoro in Ticino che deve essere affrontata seriamente. Nel suo messaggio, il Consiglio di Stato afferma di aver voluto applicare il più possibile alla lettera l’iniziativa introducendo salari minimi differenziati per ramo economico, ma di non aver potuto farlo per mansione poiché troppo complicato. Anche in questo caso la scelta appare tendenziosa. Se la formazione assume sempre una maggiore rilevanza per i lavoratori, come afferma il governo da tempo, e se le imprese assumono frontalieri perché “meglio formati” (pagandoli però meno) sarebbe stato più logico introdurre salari differenziati in base alle competenze e alla formazione. Un’azienda come la Medacta, ad esempio, per ammissione stessa del suo proprietario, assume ingegneri laureati al Politecnico di Milano retribuendoli 3'000 franchi lordi. Aumentando il salario minimo a 3'200 franchi è possibile evitare la sostituzione di ingegneri residenti? È un salario che potrebbe convincere una famiglia ad affrontare anni di sacrifici per far studiare il figlio a Poli di Zurigo? Evidentemente no, e non eviterà neppure la fuga di cervelli dal Ticino già in atto da tempo il problema della sostituzione poi non coinvolge solo frontalieri e notificati. Esiste un importante effetto di sostituzione anche quando un dipendente qualificato e con esperienza viene sostituito da un giovane o da un lavoratore non qualificato (almeno ufficialmente)”, precisa l’MPS.

Vengono poi contestati i pochi ispettori per i controlli e l’uso, contro il dumping, di sanzioni che non portano un vero danno alle aziende e non risarciscono chi è stato sottopagato. 

“A lungo termine 3'200 franchi potrebbe diventare un salario di riferimento per tutti, indipendentemente dall’età, dalla formazione o dalle competenze. Il processo non sarà immediato, ma i primi effetti dei salari minimi molto bassi sono già visibili oggi”, è la paura del Movimento. Il salario minimo potrebbe diventare il “salario adeguato” per i disoccupati. “L’attuale Legge sull’assicurazione contro la disoccupazione definisce “adeguato” un salario che arriva appena al 70% della retribuzione precedente. Una persona che guadagnava 6'000 franchi è obbligata in disoccupazione ad accettare un salario di 4'200 franchi, perdendo 1'800 franchi di reddito con tutte le conseguenze che questo implica. In futuro questa soglia potrebbe scendere ulteriormente al livello del salario minimo: se quella cifra è giudicata “dignitosa” allora le autorità potrebbero obbligare i disoccupati ad accettare nuovi impieghi pagati al minimo, levando loro il diritto agli aiuti sociali se rifiutano”. Con quelle cifre, non si può vivere una vita dignitosa, andando dunque contro la Costituzione, che per salario minimo intendeva appunto uno che permettesse di vivere in modo dignitoso.

“Per tutte queste ragioni il Gruppo MPS-POP-Indipendenti invita il Plenum del Gran Consiglio a respingere il rapporto unico sottoscritto dai membri della Commissione gestione e finanze”, termina il documento.

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