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17.03.2024 - 13:590

Don Feliciani: "Si può capire la reazione dell’Ucraina, ma il Papa ha ragione…"

"Francesco non ha parlato di resa, ha parlato del coraggio di negoziare, che è ben diverso"

di Don Gianfranco Feliciani

Le parole di Papa Francesco durante un’intervista alla Tv svizzera, sul “coraggio della bandiera bianca” riferite a Kiev, hanno sollevato un polverone, e anche i cattolici ucraini hanno reagito in maniera negativa. Il presidente ucraino Zelensky è stato chiaro: “Nessuna resa, la Chiesa è al fronte. Ringrazio ogni cappellano ucraino che è nell’esercito. Sono in prima fila, sostenendoci con la preghiera”. E il ministro degli esteri ucraino Kuleba ha scritto sui social: “La nostra bandiera è gialla e blu. Questa è la bandiera per la quale viviamo, moriamo e vinciamo. Non innalzeremo nessun’altra bandiera”.

Ma Francesco non ha parlato di resa, ha parlato del coraggio di negoziare, che è ben diverso. E sono parole che il Papa ripete da sempre: sull’inutilità della guerra, sulla fornitura di armi all’Ucraina che può solo peggiorare le cose, e sul fatto che il prezzo di questo conflitto, in termini di morti e distruzioni, è pagato tutto dall’Ucraina. Per questo si deve negoziare!

Perché si è giunti a un punto di estrema drammaticità: il progressivo dissanguamento dell’Ucraina e l’allargamento della guerra ad altre parti del mondo, con la minaccia sempre più ricorrente dell’uso di armi atomiche. È questo che si vuole? Ecco perché Francesco alza il tiro: nell’éra atomica non si può più parlare di vinti e di vincitori, di guerre giuste o sbagliate. La guerra è una sconfitta per tutti! Non vogliamo impararlo per amore? Dovremo impararlo per forza… se ne avremo ancora la possibilità. Perché, come disse John Kennedy: “O l’umanità metterà fine alla guerra, o la guerra metterà fine all’umanità”.

Il 24 febbraio scorso, nel secondo anniversario del conflitto, Francesco esortava: “Supplico che si ritrovi quel po’ di umanità che permetta di creare le condizioni di una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura”. Il Papa non è un politico, però ci ricorda una cosa importante: e cioè che oggi dall’orizzonte è scomparsa completamente la fiducia nella forza della pace. Francesco, con la collaborazione della Santa Sede, dal primo giorno di questo conflitto ha cercato di operare precisamente in questo senso. È riuscito a far tornare a casa molti dei bambini ucraini deportati da Mosca. All’inizio dell’invasione era corso all’Ambasciata russa in Vaticano sperando di scongiurare il peggio, aveva parlato con il Patriarca ortodosso, messo assieme, nella Via Crucis del venerdì santo al Colosseo, una donna russa e una ucraina per dire che sempre, anche nei conflitti più aspri, è il dialogo, l’incontro, la consapevolezza della comune umanità la via che porta alla pace.

Coraggio Papa Francesco, sei il più grande amico della Pace in questo nostro tempo tormentato!

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