di Don Gianfranco Feliciani
È un dato di fatto inconfutabile: la predisposizione e la capacità naturale dell’essere umano ad amare ed essere amato rappresentano l’unica risorsa possibile capace di salvare la nostra civiltà tecnologica da una progressiva disumanizzazione. Ho seguito ultimamente, con molto interesse, un dibattito sull’Intelligenza Artificiale – della quale, confesso, non capisco molto - in cui il moderatore poneva una serie di domande sull’ecologia e sulla tecnica a diversi studiosi esperti in materia, fra i quali anche un teologo cattolico.
La domanda cruciale era la seguente: dopo aver rimpiazzato, in maniera così stupefacente, le capacità operative dell’uomo con i robot, la tecnica è ormai sul punto di rimpiazzare anche le sue capacità mentali con l’Intelligenza Artificiale. Ebbene, cosa rimane allora di proprio e di esclusivo appartenente all’uomo? C’è ancora motivo di considerarlo a parte nell’universo, unico nella sua originalità? L’essere umano è ancora indispensabile alla natura? Notai nei relatori una sorta di imbarazzo.
Chiaramente l’interrogativo sollevava la questione etica e rispondere era tutt’altro che facile. Tutti comunque ammisero la legittimità degli interrogativi etici – tutto ciò che è scientificamente possibile, è altrettanto utile e buono all’uomo? – ma il disorientamento e l’incapacità di indicare concretamente delle vie percorribili in questo senso era più che evidente. Insomma, la questione etica non era la loro specialità.
Quando venne il turno del teologo cattolico – il cardinale francescano Raniero Cantalamessa, dotto predicatore della Curia romana per 44 anni – egli rispose con questa semplice riflessione. Si sta lavorando, disse, a un computer che pensa, ma riusciamo a immaginare un computer che ama? Un computer che si intenerisce per i nostri problemi e le nostre angosce e si rallegra per le nostre gioie? Possiamo concepire una intelligenza artificiale, ma riusciamo a concepire un amore artificiale?
Non è, allora, proprio qui che dobbiamo collocare lo specifico dell’umano e il suo inalienabile attributo? Per un credente, esiste una ragione che spiega questo fatto: è che siamo stati creati a immagine di Dio, e “Dio è Amore”! Se ci domandiamo perché siamo così ansiosi di conoscere e così poco preoccupati di amare, la risposta è semplice: la sola conoscenza empirica abbandonata a se stessa, rischia di tradursi in potere - e il potere sappiamo tutti a quali comportamenti aberranti può portare l’uomo - mentre l’amore è servizio, l’amore è attenzione al prossimo, l’amore è ricerca della giustizia e della pace! Credenti e non credenti, tutti dovremmo riflettere seriamente su questa suprema verità dell’amore, tanto divina quanto umana, umanissima, convinti più che mai che solo l’amore ci può salvare!