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29.06.2022 - 17:550
Aggiornamento: 19.01.2023 - 09:55

L'ombra di Marcinkus, Calvi e Sindona sulla misteriosa morte di Papa Luciani

A oltre quarant'anni dalla scomparsa, Giovanni Paolo I sarà beatificato in settembre

di Brenno Martignoni Polti

Ore 5:20. Di venerdì 29 settembre 1978. Le suore. Vincenza Taffarel e Margherita Marin. A trovarlo. Senza vita. Albino Luciani. Al soglio di Pietro da trentatré giorni. La Santa Sede aveva deciso di non rivelare che il corpo di Giovanni Paolo I era stato scoperto da due donne. Ciò che contribuì, da subito, a minare la credibilità delle versioni di Stato. Intingendole di mistero. Il Vaticano si era affrettato a concludere per la causa naturale. Infarto miocardico acuto.

Riformatore. Risoluto. Luciani aveva subito fatto scalpore. Dandosi appellativo doppio. In sentito omaggio ai predecessori. Giovanni XXIII, che lo aveva consacrato vescovo. Paolo VI, che lo aveva fatto cardinale. “Habemus Papam”. L’annuncio di sabato 26 agosto 1978. “Qui sibi nomen imposuit Ioannis Pauli Primi”.

Mite. Non arrendevole. Sapeva governare. Quando prendeva una decisione, era quella. Granitico come le genti di montagna. “È stato ricordato dai giornali, anche troppo forse, che la mia famiglia era povera. Posso confermarvi che durante l'anno dell'invasione ho patito veramente la fame, e anche dopo; almeno sarò capace di capire i problemi di chi ha fame!”. Le schiette parole ai suoi Bellunesi. Il 3 settembre 1978. Notorio il manifesto disappunto verso l’impegno ecclesiastico in materia finanziaria. Dello IOR. L’istituto per le opere di religione. La Banca Vaticana. Il dissidio con l’arcivescovo Paul Casimir Marcinkus partiva da lontano. Un atto del 1972. Lo IOR aveva alienato il 37% delle azioni della Banca Cattolica del Veneto al Banco Ambrosiano. Un affare da 45 milioni di dollari. Un passaggio, sotto l’egida di Marcinkus, che aveva modificato le condizioni favorevoli per le parrocchie e le diocesi. Tuttavia, a totale insaputa dell'episcopato veneto e del suo presidente. Il patriarca Luciani. Il tutto, gestito dall'allora direttore generale dell'Ambrosiano, Roberto Calvi. Futuro presidente. Aiutato da Michele Sindona.

Giovanni Paolo I era determinato a ridare alla Chiesa una banca etica. Trasparente e coerente al Vangelo. Su questo era irremovibile. L’improvvisa morte aveva fondato, invano, ripetuta richiesta di autopsia. Domanda respinta dal collegio cardinalizio. Con lapidaria motivazione. Il protocollo non lo prevede. Neppure in alee di complotto. La teoria di David Yallop. Giornalista investigativo britannico. Nel libro. “In nome di Dio”. La tesi è dell’omicidio politico. Commissionato dai prelati che si opponevano alle revisioni programmate da Papa Luciani. Specie, in punto allo IOR.
Le dichiarazioni di Vincenzo Calcara. Pentito di Cosa Nostra. Vanno in questa direzione. Anche Anthony Luciano. Nipote del boss Lucky Luciano. In un’intervista, il 9 novembre 2019, senza mezzi termini, ha invitato a disseppellire il corpo, per dimostrare l’intervento di terzi. Vero è che, a più di quattro decenni, gli interrogativi rimangono. Allora. Spazio all’umiltà del Papa del sorriso. Alle voci dei semplici. A Margherita Marin. Una delle suore. Di quel fatale mattino, che aveva sradicato a forza, il capo del cambiamento. “Io l'ho veduto sempre tranquillo, sereno. Pieno di fiducia, sicuro”. La beatificazione. Imminente. In Piazza San Pietro. Il prossimo 4 settembre 2022.

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