SCINTILLE
Elisabeth Kübler-Ross: la scienziata che insegnò a guardare la morte, per amare la vita
“Il corpo imprigiona la nostra anima proprio come un bozzolo di seta racchiude la futura farfalla. Una volta arrivato il momento, possiamo andarcene ed essere liberi dal dolore, dalla paura e dalle preoccupazioni; come una bellissima farfalla”

di Brenno Martignoni Polti

Scienziata. Ricercatrice. Di testa. Di cuore. Di anima. Elisabeth Kübler-Ross. Ha fatto la storia, dedicandosi al grande mistero. La morte e il morire. “I morenti sono da sempre maestri di grandi insegnamenti, perché è quando ci si avvicina alla morte che la si vede più chiaramente. Nel condividere con noi queste lezioni, ci insegnano l’immenso valore della vita stessa.” Una vocazione, tradotta in missione. Già dall’infanzia. Aveva poco più di otto anni, quando decise di volere assolutamente diventare medico. Nonostante le aperte resistenze paterne. “Potrai lavorare come segretaria o al servizio in qualche casa, ma non studierai mai medicina”. Elisabeth era nata a Zurigo l’8 luglio 1926. La più piccola e fragile di tre gemelle. Perseguendo l’emancipazione, sedicenne, lasciò famiglia e casa. Infatti, mai avrebbe accettato che suo padre infrangesse il suo sogno. Imboccò così da sola questa strada. Si impegnò come volontaria nel secondo conflitto mondiale, servendo in ospedale e assistendo i rifugiati. A fine guerra, conseguì la laurea in medicina all’Università di Zurigo, l'abilitazione all'esercizio della professione nel 1957 e il dottorato nel 1960. Conosciuto un medico statunitense, lo sposò e si trasferì con lui negli Stati Uniti, dove si specializzò. Psichiatra a Long Island, New York e Denver (dal 1958) e professore assistente a Chicago (1965-70). Diresse un centro di cura che aveva fondato nei pressi di Escondido (California) e dal 1977 al 1995 il Centro Elisabeth Kübler-Ross a Head Waters (Virginia). Oltreoceano, fu toccata dalla totale assenza di empatia ai pazienti terminali. Bambini, specialmente. In quell’ambito, si confronta con insensibilità e improvvisazioni. Dà inizio a una vera e propria rivoluzione. Nel suo libro “La morte e il morire” (1969) sviluppa il modello Kübler-Ross, che trovò applicazione in diversi ospedali. Il bestseller evoca le cinque fasi del lutto: negazione, rabbia, contrattazione, depressione, accettazione. Pioniera nell’affrontare apertamente il tema della morte, concretizza gli Hospice. Strutture di ricovero pensate per persone malate che hanno bisogno di una assistenza di cure palliative. L’argomento, introdotto quale nuova materia nei corsi dell’Università di Chicago, si incentra sulla comprensione del decesso e sul bisogno di sostenere gli incurabili. Alle lezioni prendevano parte pazienti in stadi avanzati, che facevano apporto delle loro dirette testimonianze. Autrice di oltre venti opere. Promosse le sue teorie su “Vita, morte e transizione” in numerosi seminari, workshop e conferenze in tutto il mondo. Insignita di 23 dottorati h.c. e di diversi altri riconoscimenti. Nel 2007, inserita postuma nella National Women's Hall of Fame. Un titolo su tutti. “Sulla vita dopo la morte”(1983). In esso, spiega l’idea concreta del decesso come passaggio verso un nuovo stato di coscienza. La trascendenza ad una dimensione piena d’amore e di indescrivibile benessere immerso nella luce. In siffatto contesto, concentrò la sua attenzione sulle esperienze di pazienti giudicati clinicamente morti e riferì dei propri contatti con entità spirituali. Arrivò persino a praticare la tecnica dell’uscita dal corpo (OBE), che aveva appreso dallo scrittore Robert Allan Monroe. Difese le sue posizioni con tale convinzione da sfiduciarsi gli ambienti professionali, nonostante i suoi indiscussi meriti. Secondo la dottoressa, al momento della dipartita si intraprende un viaggio di crescita eterea. “Quando portiamo a termine il compito che siamo venuti a svolgere sulla terra, ci viene permesso di lasciare il corpo, il quale imprigiona la nostra anima proprio come un bozzolo di seta racchiude la futura farfalla. Una volta arrivato il momento, possiamo andarcene ed essere liberi dal dolore, dalla paura e dalle preoccupazioni; liberi come una bellissima farfalla…”. nKübler-Ross scompare il 24 agosto 2004 a Scottsdale in Arizona.

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