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21.08.2015 - 12:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Lugano, il nostro roster è completo. Siamo già più avanti dell'anno scorso!»

Il direttore sportivo del Lugano Roland Habisreutinger fa il punto sulla stagione del 75°. «La presenza dell'Ambrì in LNA è importante per il pubblico. Non puntiamo solo sugli stranieri, e in Spengler vogliamo andare più avanti possibile». E sui giovani...

LUGANO - Fra tre settimane inizia il campionato di hockey, da sempre un evento che catalizza attenzioni e passioni dei ticinesi. Le squadre sono in fase di mercato e di preparazione, ma il Ticino ha voglia di vedere i suoi beniamini tornare sul ghiaccio, come testimoniato, sul fronte luganese, dai bagni di folla alla presentazione della squadra e alla prima amichevole. «Siamo contenti e sorpresi per la quantità di gente accorsa. Per noi è certamente uno stimolo in più, anche perché dobbiamo fare in modo che i tifosi continuino ad aver voglia di venire a vederci», ci ha detto il direttore sportivo del Lugano, Roland Habisreutinger, con cui abbiamo parlato della stagione che verrà, quella del 75° compleanno del club.Da dove viene tutta questa passione? Il titolo manca dal 2006 e lo scorso anno è arrivata un'eliminazione abbastanza prematura dai playoff, ma la gente resta innamorata del Lugano...«L'entusiasmo viene dall'inizio dello scorso anno, dove tutti hanno sentito che si stava andando nella direzione giusta e che si stava compiendo un salto in avanti. Lo abbiamo infatti dimostrato durante la regolar season. Secondo me, l'hockey ha più spettatori rispetto al calcio grazie alla rivalità fra le due squadre ticinesi. Certamente per noi la presenza dell'Ambrì in NLA è importante, non riesco a immaginare un campionato con una sola compagine del Cantone. Senza il derby, tante famiglie, in cui uno magari tifa Lugano e l'altro Ambrì, non ci sarebbe più nulla da discutere, e lo stesso vale per i colleghi sul posto di lavoro... . Poi non nego che l'attenzione che ci dedicano i media aiuta a spingere la gente a venire a sostenerci».Avete giocato tre amichevoli, con due vittorie e una sconfitta. Qual è il bilancio al momento?«È difficile dire ora se siamo soddisfatti o no, d'altronde questo non è il nostro obiettivo ora. Lo scopo principale non è vincere queste partite, bensì far giocare tutti gli elementi a disposizione durante queste sei settimane di preparazione. Abbiamo visto alcuni lati positivi e altri negativi, e c'è tempo per sistemare la squadra».Parlava di lati positivi e negativi: cosa funziona già e che cosa non ancora?«È positivo che il livello del gioco è migliore rispetto a quello dello stesso periodo dell'anno scorso, visto che c'è maggior equilibrio all'interno della squadra. I giocatori, d'altro canto, non si capiscono ancora benissimo, perché tutte le linee sono nuove, per cui il gioco in linea non è ancora ottimo».Il power play?«No, non sono d'accordo, non credo sia stata gestita in modo negativo».Passando al mercato, a che punto siete? Cosa vi serve ancora?«La nostra campagna acquisti è chiusa, la squadra è questa. Anche se in ogni caso il mercato non è mai chiuso, può sempre capitare un infortunio a un giocatore che ci obbligherebbe a mettere sotto contratto qualcun altro. Se non capita nulla, abbiamo tre portieri che possono giocare tutti, nove difensori e sedici attaccanti, il roaster è ampio».Il via vai che spesso caratterizza le squadre di hockey è positivo?«In ogni ditta la stabilità aiuta, perché la mano sinistra sa quello che fa la destra, però se la destra si infortuna serve un supporto per la sinistra. Se ogni cosa va bene, penso che la stabilità sia l'ideale».C'è un giocatore che secondo lei potrà essere la sorpresa?«Come sorpresa negativa, mi auguro nessuno! Per il resto, è troppo presto per uscire con un nome. Stiamo cercando, in preparazione, di dare le medesime chance a tutti. Stanno facendo bene i giovani, in questo periodo danno il massimo per rubare minuti sul ghiaccio ai più esperti. Penso a Bertaggia, Morini, Romanenghi. Poi toccherà a loro confermarsi e trovare la giusta fiducia. Il problema con i giovani è che spesso non riescono a dare la stessa qualità in partita ravvicinate. Ci vuole pazienza e voglia, e non si devono abbattere se magari non giocano per un tempo intero».L'impressione è che si punti sempre molto sugli stranieri (il nuovo arrivato svedese Mårtensson ha avuto un buon impatto, mentre Brunner appare un po'indietro di condizione, ndr), mentre il livello dei giocatori svizzeri cresce, concorda?«Abbiamo trenta giocatori svizzeri validi. In porta e in difesa non ci sono stranieri. Il fatto è che gli stranieri portano punti, e spesso i giornalisti tengono conto solo dei gol e degli assist. È dunque un errore dire che puntiamo solamente su di loro. In effetti ci sono tanti svizzeri validi, ma non è facile portarli a Lugano. Un ragazzo di Zurigo, per esempio, non ha interesse a lasciare la squadra della sua città. Non sono molti quelli come Furrer che a 30 anni decidono di cambiare realtà per la prima volta. Dobbiamo lavorare sui giovani ticinesi, ogni anno inseriamo uno o due elementi».Quest'anno in calendario avete anche la Coppa Spengler. Avete deciso di partecipare per celebrare il 75°?«Anche per quello, ma certamente non si va ad una manifestazione come la Coppa Splenger senza l'obiettivo di andare il più avanti possibile. Fa parte della nostra stagione, ed è una pubblicità incredibile per la società».
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