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29.06.2016 - 15:170
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

I pronostici di Casolini, «vince l'Italia e l'Islanda può essere la nuova Grecia»

L'inviato RSI racconta il suo Europeo. «Ne usciamo più forti ma deve restare Valon... I francesi sono esigenti, il Portogallo è una squadra normale, se il Belgio non arriva alle semifinali è un disastro»

LUGANO - È tornato ieri dopo aver seguito passo per passo la Nazionale Svizzera, dal ritiro a Lugano all'amara eliminazione con la Polonia. Nicolò Casolini ha portato gli spettatori della RSI sin dentro l'Europeo, ed ora ci parla della Nati e delle squadre superstiti, sbilanciandosi sulla vincitrice...Che cosa è mancato alla fine alla Svizzera?«Come sempre la mentalità vincente. Erano un po' tutti felici dopo un'eliminazione agli ottavi, che seppur ai calci di rigore è sempre uno step indietro rispetto a Galles o Islanda che sono piccoli come il Ticino. Se è dal 1954 che la Svizzera non gioca un quarto di un grande torneo qualcosa manca. I nostri giocatori hanno quotazioni di mercato di 30-40 milioni e vanno nei club più blasonati d'Europa, se ci fermiamo sempre lì c'è un motivo. Ai rigori si può perdere, ma anche con l'Albania abbiamo vinto soffrendo, con la Romania abbiamo pareggiato, con la Francia ci ha aiutato un po' di fortuna e non siamo stati in grado di battere la Polonia pur dominando 75'... Siamo una squadra di buoni giocatori ma non riusciamo a toglierci dalla testa il ruolo della sconfitte onorevoli, dove si dice "siamo stati bravi ma abbiamo perso"». Dalla Francia torna una squadra più forte o più debole?«Secondo me più forte perché Petkovic è stato bravo a rifare un gruppo che si stava spaccando. Fino a un anno e mezzo fa la Svizzera era divisa in due o tre gruppi, oggi è uno unico. Il ct avrà il coraggio di lanciare due giovani davvero forti, Zakaria e Elvedi. Ora è importante convincere Valon Behrami a rimanere per il prossimo biennio, quello che ha tenuto lo spogliatoio e ha fatto da calamita per i vari gruppi è lui. Questa squadra dipende tanto dal suo proseguire o meno, se decidesse di smettere con la Nazionale sarebbe una catastrofe sportiva».Cosa ti lascia questa esperienza a fianco della Nati?«Ormai da cinque anni seguo la Nazionale passo passo, ho sempre viaggiato con loro, mi dà una soddisfazione incredibile perché stare con la tua nazionale di calcio è ciò che sogni da bambino. Poi il caso vuole, forse per una vicinanza di età, forse per una simpatia reciproca, che con alcuni di loro sono amico, li vedo e li sento anche fuori dal campo. Questo mi riempie d'orgoglio, penso a Mehmedi, Xhaka, Seferovic, Dzemaili. Con Valon siamo amici da quando avevamo dieci anni, è strano vederci uno calciatore e uno giornalista... Quando la squadra perde ai rigori e li vedi piangere, o Xhaka sbaglia fa star peggio, ti metti nei panni di un amico. A volte fungi da sfogo, mi è successo che dei giocatori venissero da me per parlare con qualcuno che non siano i compagni, è un rapporto meraviglioso». Come spieghiamo la sorpresa dell'Islanda?«Non è una sorpresa, fece un campionato U21 straordinario con gran parte di questi giocatori. Per fare l'allenatore dei ragazzini dei sette anni serve il patentino di UEFA pro, vogliono allenatori professionisti. È la nazione al mondo con più allenatori in rapporto alla popolazione, negli ultimi cinque anni è quella che ha costruito più campi, sia in erba che sintetici e coperti. Nelle strade ci sono i cartelli che invitano a fare attenzione ai bambini che giocano a calcio. Si vede che è una nazione che vive di calcio, nonostante le condizioni climatiche d'inverno siano impossibili lo ama e non può stare senza calcio. Ora affrontano la Francia che gioca in casa ma i transalpini hanno tutto da perdere quindi probabilmente ci potrebbe essere una bella sorpresa. Questa Islanda potrebbe essere la Grecia del 2004».Dopo aver vissuto gli Euro in mezzo a loro, quanto pensi che i francesi tengano a vincere il torneo in casa?«È un popolo esigentissimo. La Francia è tornata a innamorarsi della propria squadra dopo gli anni neri degli scioperi, dal 2006 al 2010 ci fu un dramma calcistico, una nazionale in cui i giocatori non volevano andare, con frizioni interne. Un po' come successo con Petkovic, Deschamps ha saputo ricompattare la squadra. I francesi pretendono molto, sono abituati a giocatori come Zidane e Platini e sono sciovinisti per eccellenza. Vogliono vincere ma non sono contenti di come stanno giocando, vogliono la vittoria ma giocando bene».L'Italia a questo punto può davvero vincere?«Io dico che vince. Gioca con un giocatori in più, l'allenatore. Li ho visti con la Spagna e ti rendi conto di quanto Conte sia decisivo, entra in campo, è impressionante. Quando l'Italia non prende gol va fino in fondo, i tre difensori della Juve sono fortissimi. Conte ha fatto delle convocazioni in cui non ha portato gente che poteva dare fastidio ma ha scelto i suoi soldatini. Giaccherini è l'emblema, un calciatore del Bologna che è il più decisivo, anche Pellé in Italia non è mai stato considerato e fa il centravanti, Eder ha avuto mezzo anno nell'Inter difficile ma Conte lo fa giocare qualsiasi cosa succede. È una squadra che ha fame, ha una voglia di vincere impressionante, corrono instancabilmente e i "vecchi" non invecchiano mai: Barzagli, Bonucci,Buffon e Chiellini giocano a un livello eccezionale. Mi ricorda l'Italia del 2006, per me vince l'Europeo». Tolta l'Islanda, tra Galles, Portogallo e Belgio chi può essere la sorpresa?«Nessuna di queste. Il Belgio non è una sorpresa, ha giocatori pagati 60-70 milioni, da De Bruyne a Fellaini, da Hazard a Nainggolan, da Mertens a Vermaelen, da Vertonghen a Courtois. Se non dovesse arrivare almeno alle semifinali, sarebbe un fallimento sportivo. La sorpresa da quel tabellone la può fare solo il Portogallo, che gioca con Cristiano Ronaldo e altri dieci. Dovesse arrivare in fiale sarebbe un Europeo stratosferico per una squadra molto normale. Il Galles penso si fermerà».
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