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21.01.2016 - 14:210
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Aperture prolungate dei negozi: per svuotare i centri?

di Ronnie David, capogruppo Verdi Bellinzona

Il prossimo 28 febbraio saremo chiamati ad esprimerci sulla nuova legge sull’apertura dei negozi, che prevede un prolungamento generale degli orari di apertura e varie deroghe. A guadagnarci saranno solo i grossi centri commerciali, già ora in posizione molto dominante malgrado rappresentino solo una minoranza dei negozi e dei posti di lavoro. In un mercato saturo e con prezzi gonfiati da importatori e fornitori, estendere gli orari di apertura non servirà a contrastare il turismo degli acquisti. In Ticino i salari mediani sono di oltre il 17% inferiori al dato nazionale e un quarto delle persone vive in un’economia domestica con un reddito inferiore alla soglia del rischio di povertà; non tutte le famiglie possono permettersi di fare la spesa a prezzi elvetici, indipendentemente da quanto terranno aperto i negozi. Allungare le aperture non servirà neppure a migliorare l’occupazione residente, malgrado i proclami dei rappresentanti delle grande distribuzione. Basti pensare che è il commercio al dettaglio è il settore più a rischio per la sostituzione dei residenti con personale frontaliere. In effetti il numero di dipendenti d’oltreconfine è più che raddoppiato negli ultimi anni e sono ormai oltre 5’500, anche se ci sono oltre 500 disoccupati iscritti agli URC per il settore della vendita. Con la nuove legge peggioreranno ulteriormente le condizioni del personale: in assenza di un Contratto collettivo di lavoro, i salari minimi partono da 3’010 franchi lordi al mese, l’orario giornaliero potrà essere diluito su 14 ore e raggiungere le 50 ore a settimana, come prevede la Legge federale sul lavoro. L’effetto più probabile di questa modifica sarà mettere ancora più sotto pressione la stragrande maggioranza di piccole superfici di vendita, radicate nel territorio e spesso a conduzione familiare, che rappresentano ben il 94% di tutte le aziende attive nel settore e offrono i due terzi dei posti di lavoro. A determinate condizioni sarebbe stato opportuno eventualmente flessibilizzare gli orari d’apertura dei piccoli negozi e dei commerci di prossimità che sono quelli che maggiormente soffrono per la concorrenza estera, ma anche dei supermercati nelle nostre periferie. Votando sì il 28 febbraio ci ritroveremo con centri storici e paesi ancora più vuoti, più traffico per raggiungere i centri commerciali e lavoratori maggiormente sfruttati. Dov’è il vantaggio per la stragrande maggioranza di noi?Ronnie David, capogruppo Verdi Bellinzona
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