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17.02.2016 - 11:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

L’iniziativa a favore del matrimonio crea nuove discriminazioni

di Roberto Pezzoli, Candidato al CC di Minusio

Inutile dire che ciò che accede nella vicina penisola in un qualche modo tocca anche noi. Il vespaio suscitato dal disegno di legge Cirinnà non ha fatto che riaccendere un dibattito che solo pochi credevano davvero di aver archiviato attraverso l’adozione della legge federale sull’unione domestica, del 18 giugno 2004. Che gli animi siano tesi è facilmente riscontrabile gettando un colpo d’occhio ai quotidiani degli ultimi giorni. E d’altra parte questo dibattito acquisisce particolare importanza anche per noi, in vista delle prossime votazioni federali che offrono, tra le altre cose, un terreno di scontro anche per chi sostiene il diritto di unirsi in matrimonio anche per le coppie omosessuali e chi, invece, ritiene che il matrimonio, per definizione, sia solo quello tra un uomo e una donna. L’iniziativa "Per il matrimonio e la famiglia – No agli svantaggi per le coppie sposate" amalgama due questioni ben distinte ed è precisamente questo il suo principale difetto. Da una parte c’è una necessità, riconosciuta già dal Tribunale federale nel lontano 1984, di non discriminare, a livello fiscale, le coppie sposate in rapporto ai singoli e alle coppie di concubini. Si tratta di una richiesta a dir poco legittima (in linea con la stessa Costituzione federale) che, per le 80'000 coppie sposate con doppio reddito in tutto il paese, tutt’ora svantaggiate dal regime fiscale al quale sono sottoposte, sopperisce, almeno apparentemente, all’inazione parlamentare. È infatti innegabile che in più di trent’anni, la Confederazione non abbia progettato una soluzione soddisfacente a un problema che il giudiziario aveva ritenuto oggettivo e pressante, ma al di fuori delle sue competenze, rimettendo quindi la risoluzione al legislativo. Dall’altra parte, si tratta di voler passare un messaggio (che ha ben poco di fiscale) alla popolazione e alla Confederazione, e cioè che il matrimonio è e sarà sempre possibile solo tra due individui appartenenti a sessi opposti. L’iniziativa dunque sembra aggrapparsi a una rivendicazione più che giustificata e di cui tutti sentono, ormai da decenni, l’esigenza, per celare in realtà propositi di ben altra natura. Da un punto di vista prettamente economico, accettando l’iniziativa verranno sì colmati gli attuali svantaggi che sono costrette a subire le 80'000 coppie sposate con doppio reddito per quanto riguarda l’imposta federale (ricordiamo che, per quanto riguarda le imposte cantonali, le coppie sposate pagano già generalmente meno imposte rispetto alle coppie non sposate nella stessa situazione economica), ma è altresì vero che i conti dell’AVS, già peraltro in equilibrio precario, dovranno sopportare un disavanzo che ammonterà circa a 2 miliardi di franchi all’anno. Inoltre l’iniziativa popolare porterebbe circa 160'000 coppie sposate, (il doppio di quelle che l’iniziativa si prefigge di proteggere!) che ad oggi non subiscono alcuna discriminazione fiscale, a essere avvantaggiate in maniera ingiustificata. In ultima analisi, accettare questa modifica costituzionale farebbe forzatamente cessare il dibattito (in corso) relativo alla modalità di tassazione più adeguata alle coppie sposate, costringendo il parlamento a escludere un eventuale imposizione individuale, a favore dell’imposizione congiunta. Il vero problema di quest’iniziativa non è però economico, bensì giuridico e, oserei dire, umano. Indipendentemente dalla mia personale posizione riguardo alle unioni omosessuali, ritengo eticamente discutibile che si camuffi la difesa della famiglia tradizionale con un’iniziativa fiscale. Quale sia il matrimonio, tra chi possa essere celebrato e quali siano i diritti e i doveri legali che ne scaturiscono è una questione delicata e che interessa ognuno di noi in prima persona. Ed è proprio per questo motivo che non è assolutamente possibile sancire principi costituzionali senza aver prima sviluppato una discussione pubblica che sia in primo luogo leale ed esaustiva. Perché è proprio questo ciò che tentano di fare gli iniziativisti. Impedire il dibattito sul matrimonio, sapendo benissimo che si tratta di una discussione che si fa vieppiù pressante, barricando nella Costituzione una definizione di matrimonio che è già presente nel CC, fondandosi sulla necessità di rispettare la non discriminazione, principio anch’esso già presente nella Costituzione federale (art. 127.3 Cst.). A che pro allora? L’ideologia soggiacente all’iniziativa appare ora evidente. Il popolo svizzero vuole davvero sancire nella Costituzione svizzera, infilandolo di soppiatto , accanto al principio dell’uguaglianza e a quello della dignità umana, un principio che in definitiva è discriminatorio? Rispondere a una discriminazione con una nuova discriminazione, costituisce davvero una soluzione? Per questi motivi, il prossimo 28 febbraio, votiamo un no deciso all’iniziativa "Per il matrimonio e la famiglia – No agli svantaggi per le coppie sposate"! Roberto Pezzoli, Candidato al Consiglio comunale di Minusio
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