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05.09.2016 - 09:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

LIA e l'uomo che fa

di Paolo Pagnamenta, deputato PLR al Gran Consiglio

Negli scorsi giorni è divampato il dibattito, tipicamente ticinese, sulla LIA (Legge sulle imprese artigianali) con una serie di prese di posizioni che non hanno fatto altro che creare ulteriore confusione ed incertezza nel cittadino ma soprattutto nel settore dell’artigianato edile. Se non altro, volendo vedere l’aspetto positivo di questa vicenda, l’opinione pubblica è ora a conoscenza che c’è un albo degli artigiani edili (maggiori informazioni sul sito www.albo-lia.ch) e che al 1. ottobre 2016 scade il termine di iscrizione per le ditte. Mentre si attende una decisa presa di posizione e chiare informazioni da parte del Consiglio di Stato ritengo importante ricordare i motivi per i quali è stata varata la legge. Il 5 novembre 2012 il sottoscritto con altri tre deputati lanciava un’iniziativa parlamentare elaborata volta a creare un albo delle imprese artigianali con l’intento di certificare che le aziende iscritte avessero ad ottemperare a determinati criteri di qualità professionale. In particolare fare chiarezza sul responsabile e le sue competenze tecniche in materia, sancire l’obbligo di rispettare le leggi edilizie vigenti, il rispetto delle norme a tutela della sicurezza sul lavoro e non da ultimo di essere in regola con il pagamento dei contributi AVS/AI/IPG, AD, LAINF, ecc. Si è voluto con tale progetto, concretizzatosi con il varo della legge, far fronte alla preoccupante concorrenza sleale avverso la quale si trovano confrontate numerose piccole-medie imprese che, secondo valutazioni sicuramente attendibili, causa perdite per 200 milioni di franchi di cifra d’affari all’anno. Evidenti quindi le perdite in termini di posti di lavoro e fiscali che ne derivano per il nostro territorio. Il Consiglio di Stato ha licenziato il messaggio 6999 l’11 novembre 2014 proponendo un controprogetto che è poi stato accettato dal parlamento il 24 marzo 2015. La legge potrebbe (il condizionale è d’obbligo dal momento che nessun tribunale si è espresso sulla legittimità dell’oggetto) entrare in conflitto con la Legge federale sul mercato interno ma si ritiene che in un sistema federalista ogni Cantone debba poter legiferare a salvaguardia dei propri interessi, spesso divergenti da Cantone a Cantone, senza comunque creare disparità di trattamento. Le realtà dei Cantoni confinanti con Stati viciniori differiscono di molto rispetto agli altri interni al territorio nazionale che non subiscono influssi diretti di economie problematiche estere. Credere in una legge e nel suo regolamento di applicazione che permettono di salvaguardare il mercato del lavoro locale è un presupposto imprescindibile per opporsi a chi osteggia questo strumento, sicuramente tempestivo ed innovativo, ed a chi ha malcelati interessi a non introdurre chiare regole nel settore lasciando via libera ad ogni possibilità speculativa. Del resto, comprendano finalmente gli scettici a quali difficoltà è confrontato quotidianamente l’imprenditore ticinese a fronte di una situazione che in mancanza di chiare regole, ora definite nella legge, avrebbe comportato di condurci in una situazione di anarchia. La LIA è dunque un albo voluto dagli operatori dell’artigianato edile, dal Consiglio di Stato e dal Gran Consiglio per fare chiarezza nel settore, per eliminare dal mercato i furbi ma soprattutto per tutelare l’uomo che fa. Paolo Pagnamenta, deputato PLR al Gran Consiglio
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