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17.11.2016 - 17:580
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Approvvigionamento sicuro e senza importazioni sporche

di Matteo Buzzi

Con le centrali nucleari mediamente più vecchie al mondo, gestori quasi tutti vicini alla bancarotta finanziaria e che non investono più a sufficienza nella sicurezza, e richieste di maggiori poteri per dell’Ispettorato Federale della Sicurezza Nucleare bocciate dal Parlamento è evidente che i rischi nucleari in Svizzera continuano ad aumentare. I contrari all’uscita pianificata dal nucleare, ormai senza argomenti validi nel campo della sicurezza, provano quindi a fomentare paure sull’approvvigionamento del Paese e paventare scenari apocalittici di importazione di corrente sporca. Tra l'altro il nucleare appartiene a tutti gli effetti alle energie sporche, dall'estrazione dell'uranio fino al deposito finale delle scorie radioattive. La questione dell’approvvigionamento la si può liquidare velocemente dando un’occhiata a quello che sta succedendo attualmente: il 48% della produzione nucleare è venuto meno e lo sarà probabilmente fino a febbraio perché i reattori di Beznau 1 e Leibstadt sono stati spenti a causa di seri problemi di sicurezza. Non mi risulta nel contempo che ci siano problemi sulla rete elettrica. Alla fine del 2017 quando le tre centrali più vecchie e pericolose saranno disattivate secondo l’iniziativa mancherebbe solo il 33% della produzione nucleare. Perché dovrebbero esserci problemi di rete con il 33% mancante quando adesso ne manca il 48%? La Svizzera è molto ben interconnessa con la rete europea e vero campione nell’uso delle importazioni e delle esportazioni. Inoltre il gestore della rete Swissgrid ha già implementato diverse misure tra cui la posa di nuovi trasformatori e in parte di nuove linee. Il tutto motivato all’inaffidabilità del nucleare in questi ultimi anni, dovuta a manutenzioni impreviste che con l’anzianità delle centrali potranno solo aumentare. Con il piano di uscita dell’iniziativa usciremo più velocemente da questa situazione caotica. Per quanto riguarda le importazioni bisogna innanzitutto confrontarsi con il piano di sostituzione della corrente nucleare proposto dagli iniziativisti e non prendere lo status quo come riferimento. Ricordo che la Svizzera a causa della mancanza di volontà politica del Parlamento, in gran parte legata alla lobby nucleare, si trova agli ultimi posti in Europa per l’ampliamento del rinnovabile. Ciononostante circa l’11% della corrente nucleare è già sostituita con il nuovo rinnovabile (solare, biomassa eolico, nuovo idroelettrico). A questo si aggiungono 55'000 progetti in attesa di entrare a far parte del programma RIC che permetteranno di sostituirne un altro 35%. Per il rimanente 54% abbiamo tempo fino al 2029. Inoltre va menzionato che mediamente più del 10% della corrente nucleare è utilizzata al netto esclusivamente per l’esportazione. Il tasso complessivo di ampliamento pro capite annuo (2017-2029) del rinnovabile per implementare questo piano sarebbe di ca. 210 kWh o rispettivamente di ca. 140 kWh se si considerano le produzioni rinnovabili già in funzione all’estero in mano svizzera (circa un terzo della produzione nucleare svizzera). Si tratta di tassi di ampliamento nettamente inferiori a quelli attuali dei nostri vicini Germania e Austria. Siamo meno bravi di loro? Se questo piano verrà implementato le importazioni non aumenterebbero significativamente e quindi non sarà necessaria nessuna importazione aggiuntiva di corrente sporca. A questo proposito è quasi tragicomico vedere coloro che a livello cantonale hanno sostenuto gli investimenti di AET nel carbone tedesco (centrale di Lünen) ora ergersi a paladini dell’energia pulita. Stessa plateale incoerenza a livello nazionale dove una tassa sull’energia sporca è stata bocciata dalla maggioranza del Parlamento, proprio perché già oggi i grandi consumatori grazie alla liberalizzazione del mercato importano enormi quantità di corrente sporca a basso costo. Non lasciamoci ingannare dalla propaganda. Pensiamo alla nostra sicurezza, al nostro idroelettrico, al nostro borsellino e votiamo sì il 27 novembre, perché il nucleare è sostituibile entro il 2029.Matteo Buzzi, Locarno, alleanza per l’uscita dal nucleare
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