ELEZIONI 2019
Caratti e Dadò, l'eterno scontro. "La sanzione politica dello scandalo Argo: rosso a Beltraminelli!". "Paga una campagna diffamatoria"
Nel suo editoriale, il direttore de La Regione tra i vincitore mette il PS, "che non aveva una lista da battaglia", definisce la Lega "cantonale e territoriale, punto e basta", mentre per il magro risultato liberale accusa la strategia

BELLINZONA – Anche ieri Fiorenzo Dadò non ha risparmiato frecciate a Matteo Caratti, che nei mesi in cui teneva banco il caso Argo 1 ha sempre attaccato pesantemente il PPD e Beltraminelli in particolare.

L’editoriale del direttore de La Regione, oggi, non poteva che sottolineare proprio l’uscita dal Consiglio di Stato del pipidino e collegarla al tanto discusso affaire. “Come ai tempi del duello fra l’uscente PLR Marina Masoni (ammaccata dallo scandalo Villalta) e la sfidante Laura Sadis (poi eletta al suo posto), ieri la sanzione politica dello scandalo Argo 1 è prepotentemente emersa ai seggi e il ministro uscente Paolo Beltraminelli ha ricevuto il cartellino rosso dagli elettori”, parte attaccando.

Sottolinea la sua sorpresa per l’ampio vantaggio del neoeletto sull’ormai ex, in particolare per come i voti siano arrivati da tutto il Ticino in modo trasversale. “Nota positiva per il PPD è certamente la sua avanzata (più 0,7%), che interrompe il trend al ribasso degli ultimi vent’anni, segno che la competizione aiuta e in casa azzurra lo scandalo Argo 1 la imponeva”, prosegue.

“Più in generale ci rallegriamo (molto) che la questione dell’etica in politica sia diventata proprio l’elemento che può fare la differenza alle urne. Un messaggio, questo, che deve spingere i partiti – e in queste settimane/mesi lo storico Andrea Ghiringhelli lo ha più volte ribadito – ad avere la forza di risolvere al loro interno talune questioni delicate, senza trascinare elettori e parlamentari in estenuanti tira e molla penosi, spendendo soldi (di tutti) ed energie in inutili bracci di ferro che finiscono per bloccare l’intero Paese. I cittadini capiscono. Capiscono benissimo e si regolano di conseguenza”, analizza ancora.

E gli altri? “Sempre sul fronte dei vincitori, c’è il PS di Righini e Bertoli, che – a differenza del PPD – non offriva una lista di battaglia interna”. Motivi? Il voto utile a sinistra e il soccorso dei Verdi. 

“Fra i perdenti del confronto, c’è l’accoppiata (o ammucchiata) Lega-UDC. “Il movimento ha finito per fare una campagna di basso profilo, scontentando parte dei suoi. Scontentezza generata anche dal matrimonio d’interesse con l’UDC, partito nazionale per eccellenza, mentre la Lega è cantonale e territoriale punto e basta”.

Infine, il PLR. “Dopo la performance di Caprara nel piazzare Ignazio Cassis in Consiglio federale e Samuele Cavadini alla testa dell’esecutivo di Mendrisio, i liberali arretrano. Colpa di una campagna avviata dapprima con la voglia di raddoppio a destra, divenuta poi impossibile a causa dell’alleanza Lega-UDC e poi giocata a sinistra interessandosi alla scuola di Bertoli, senza tuttavia avere fra i cinque in lizza chi veramente poteva coprire l’area di centro sinistra”.

Tornando al caso Argo, ieri in tv Beltraminelli l’ha ancora una volta definito un errore amministrativo. E sul Corriere del Ticino Dadò non manca di sottolineare come a suo avviso “Paolo Beltraminelli ha invece pagato una campagna diffamatoria nei suoi confronti assolutamente sproporzionata”.

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