“Sapevamo di molti pericoli e insidie in agguato, ma non abbiamo voluto lasciare intentata neppure l’ultima possibilità di dare continuità – nella forma finora conosciuta e apprezzata – alla lunga e gloriosa tradizione del nostro quotidiano”, scrive Monsignor Lazzeri. “Si sa però che i percorsi in montagna, per quanto affrontati con intelligenza, impegno e generosità, sono quelli che prima di raggiungere la vetta possono riservare le sorprese peggiori. Qualche volta si può incorrere in un passaggio che obbliga a una deviazione o a una sosta di ripensamento. Altre volte invece è proprio un precipizio quello che si apre davanti anche al più coraggioso, esperto e tenace alpinista. Arriva così l’ora del riconoscimento dei propri limiti, dell’inadeguatezza dei propri mezzi, dell’insufficienza delle proprie risorse. È quello che accade oggi per il nostro amato Giornale del Popolo”.