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Cronaca
10.09.2015 - 15:160
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Non è stato un blitz, Gobbi: «Finisce tutto con uno strepito di saresette bagnate rosse»

La Polizia comunale di Locarno spiega in un comunicato come quella avvenuta al Liceo cantonale sia stata una visita di verifica richiesta dall'Ufficio controllo abitanti. Il ministro, «il PS è bramoso di attaccare i leghisti»

LOCARNO - Si sgonfia il caso che aveva suscitato scalpore del presunto blitz della polizia al Liceo di Locarno, in cerca di un 14enne colpito da un decreto di espulsione dalla Svizzera. Nel pomeriggio, la Polizia di Locarno ha voluto raccontare la sua versione in un comunicato: non c'era intenzione di avere un contatto diretto col giovane, e tutto è avvenuto in modo da non turbare gli alunni. «Il Comando della Polizia della Città di Locarno, letti gli articoli diffusi a mezzo stampa e sui portali online, intende chiarire alcuni punti che sono apparsi a dir poco forvianti sull’operato degli Agenti, i quali si sono limitati ad agire nelle proprie competenze e nel rispetto delle leggi», inizia la nota. «Il controllo effettuato presso la scuola speciale con sede al liceo cantonale di Locarno, è avvenuto dopo contatto con il vice direttore, che ha provveduto di persona a rintracciare la docente. Nessuno si è mai presentato in aula gettando scompiglio o tantomeno effettuando un blitz. Nessuno ha mai contattato di persona il ragazzo, che probabilmente resterà più sconvolto dal trambusto mediatico creato, che da una semplice visita di due Agenti di Polizia, volta ad assumere informazioni presso la Direzione della Scuola», si legge. Il contatto con la docente è avvenuto all'esterno della classe, e si voleva solo verificare che «il ragazzo frequentasse l’anno scolastico, su richiesta dell’Ufficio controllo abitanti. Una volta accertata la sua presenza, l’intervento presso la scuola è terminato e gli agenti hanno steso il relativo rapporto alle autorità competenti». Poco dopo il comunicato della Polizia, attraverso il suo sito Internet ufficiale, anche Norman Gobbi, accusato dal PS di «perdere il pelo ma non il vizio», ha rotto il silenzio. Il PS, a suo avviso, è «bramoso di attaccare i leghisti». «Prima di entrare nel merito, ricordo che anche in questa situazione si è trattato di azioni compiute seguendo le procedure e rispettando la legge; nel caso odierno di Locarno gli accertamenti non vessatori sono stati effettuati da un organo comunale, che solo con particolari voli pindarici (o per crassa malafede o pura disinformazione) è riconducibile al mio Dipartimento e per estensione alla mia persona. Situazioni ordinarie diventate casi politici solo grazie a informazioni non verificate e distorte sistematicamente da un partito per screditarmi, sempre e comunque; e poco conta la veridicità dei fatti», spiega. Il comunicato stampa socialista, secondo Gobbi, è stato scritto basandosi sulla testimonianza di una persona non presente a scuola al momento del fatto. «Il PS giunge quindi a conclusioni errate e salta subito all’occhio come le informazioni da loro usate per muovermi tale accusa non corrispondano al vero, purtroppo per loro. Non mi sono mai tirato indietro davanti a problemi e scandali riconducibili al lavoro dei miei collaboratori, di cui sono e mi sento responsabile. E alla fine di questa storia, tutto finisce con il solito piccolo strepito di sarasette bagnate rosse», conclude il Consigliere di Stato.
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