Le socialiste Gina La Mantia e Tatiana Lurati Grassi tornano sul tema con un'interpellanza bis, chiedendo come è organizzata la formazione per gestire queste vicende
BELLINZONA – Il caso dell’ex funzionario del DSS condannato e le polemiche sul silenzio di chi sapeva sono serviti a qualcosa? Ovvero, adesso, nella malaugurata ipotesi che qualcosa del genere si ripetesse, nell’Amministrazione Cantonale sarebbero pronti a affrontarlo?
È quello che chiedono in un’interpellanza bis sul tema molestie alle donne le socialiste Gina La Mantia e Tatiana Lurati. “Quanto emerso sulla stampa ticinese in data 7 febbraio 2019 fa intuire un certo smarrimento dell’ex capoufficio DSS di fronte a dei fatti che andavano segnalati, ma che non lo sono stati, non per ultimo per una mancanza di consapevolezza generale della portata del fenomeno della molestia e della coazione sessuale. Oggi, ben 13 anni dopo questi deplorevoli fatti, la consapevolezza per fortuna è accresciuta, ma probabilmente non si dispone ancora degli strumenti che permettono di gestire al meglio situazioni come quelle emerse dai diversi fatti di cronaca recenti (DSS e EOC)”, esordiscono: il giorno della donna avevano inoltrato un altro atto sull’argomento, sentendosi rispondere che non ci sono statistiche precise sui casi e che non sembra essere necessario creare altri servizi di aiuto.
Ricordano due articoli di legge. L'articolo 6 capoverso 1 della legge sul lavoro afferma: «A tutela della salute dei lavoratori, il datore di lavoro deve prendere tutti i provvedimenti, che l’esperienza ha dimostrato necessari, realizzabili secondo lo stato della tecnica e adeguati alle condizioni d’esercizio. Deve inoltre prendere i provvedimenti necessari per la tutela dell’integrità personale dei lavoratori», e sono esplicitamente indicati i comportamenti delle molestie sessuali e del mobbing, mentre l'articolo 4 della legge sulla parità dei sessi indica il divieto di discriminazione, e precisa«Per comportamento discriminante si intende qualsiasi comportamento molesto di natura sessuale o qualsivoglia altro comportamento connesso con il sesso, che leda la dignità della persona sul posto di lavoro, in particolare il proferire minacce, promettere vantaggi, imporre obblighi o esercitare pressioni di varia natura su un lavoratore per ottenerne favori di tipo sessuale.»
A questo punto chiedono:
"1. Il personale dirigente, all’interno dell’amministrazione cantonale, è formato a gestire i casi di molestie sessuali e in generale di atti che violano l'integrità della persona? Se sì, come avviene questa formazione, chi la fornisce e a chi è indirizzata?
2. Esiste un protocollo che indica al personale dirigente come agire?
3. Queste direttive sono conosciute al personale tutto? Come avviene l’informazione del personale neo assunto?
4. È richiesta l’adozione di direttive per la gestione delle molestie sessuali alle ditte che partecipano alle gare per gli appalti pubblici?
Alla nostra proposta di attivare a livello cantonale una campagna di sensibilizzazione sul tema delle molestie sessuali sul posto di lavoro, contenuta nell’interrogazione no. 31.18 del 8 marzo 2018, il Consiglio di Stato ha così risposto: “La proposta [ … ] andrebbe tuttavia approfondita definendo degli obiettivi specifici, identificando gli attori da coinvolgere e considerando la disponibilità in termini di risorse.”
5. Nel frattempo, il Consiglio di Stato ha intrapreso dei passi per portare avanti gli approfondimenti descritti nella sua risposta?
• Se sì, a che punto sono i lavori?
• Se no, non ritiene che sarebbe ora il momento di procedere?"