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Cronaca
22.06.2019 - 14:530

Cassa pensioni dello Stato, serve mezzo miliardo. Caverzasio: "Una voragine". Bignasca: "Ora basta, ennesimo furto a danno dei contribuenti"

Divampa la polemica politica dopo la nuova richiesta di salvataggio dell'istituto di previdenza dei dipendenti cantonali

BELLINZONA - Daniele Caverzasio, presidente della Commissione della Gestione, l’ha già definita una voragine, non mancando di esternare tutta la preoccupazione del mondo politico per la nuova richiesta di salvataggio della cassa pensioni dei dipendenti dello Stato. Una fattura da mezzo miliardo che ha spinto l’esponente leghista, come riferisce la Regione che lo ha intervistato, a convocare una riunione urgente tra la Commissione e il Consiglio di Stato.

Ma come si è arrivati a chiedere altri 500’000 franchi dopo che, soltanto nel 2012, i contribuenti ticinesi avevano dovuto iniettare cifre da capogiro per il salvataggio dell’istituto di previdenza.

"Il problema - ha spiegato Pierre Spocci, direttore dell’Istituto di previdenza, ai microfoni della RSI  - è che sono state accordate delle garanzie di pensione ad assicurati più anziani nel 2012, quando è stata fatta la riforma, ed il costo di queste garanzie è risultato più elevato di quanto si era allora calcolato". Questi 500 milioni, in pratica, sono il maggior costo di cui la cassa pensioni deve ora farsi carico.

Senza l’iniezione di nuova liquidità, ha aggiunto Spocci, il il grado di copertura della cassa pensioni non potrà risollevarsi come previsto e il rischio è che il Cantone debba poi intervenire in maniera più incisiva.

Il tema è destinato ad infiammare il dibattito politico. Boris Bignasca questa mattina ha subito rilanciato il tema con un post pubblicato su Facebook: “Puntuale come un orologio, lasciato in frigorifero causa elezioni cantonali - ha scritto il deputato leghista - torna il dossier della voragine finanziaria della cassa pensione dello Stato, da sempre feudo di soldatini PLRe di sindacalisti vari. Dopo l’iniezione di oltre 1 miliardo deciso nel 2012 su 40 anni a carico dei contribuenti ticinesi, ora alla cassa pensioni - parola del direttor Spocci - vorrebbero altri 500 milioni”.

“Nel settore privato - ha aggiunto Bignasca - quando il grado di copertura è insufficiente si risana tagliando le prestazioni o aumentando i contributi, invece per la cassa pensioni cantonale si vanno a chiedere altri sacrifici ai contribuenti. Vi sembra normale!? Bisogna poi ricordare che nel 2012 con il passaggio al sistema del primato dei contributi tutti i dipendenti che nel 2012 avevano già 50 anni hanno mantenuto il primato delle prestazioni. Forse è stato un regalo un po’ avventato?”.

 
“Mi auguro - ha concluso il deputato - che qualora il Gran Consiglio (per paura di ripercussioni elettorali) dovesse approvare questo ennesimo furto a danno dei contribuenti, ci sia qualcuno che ricorra al referendum”.

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