«Mi ha stancato questa cosa di sentir definire i bleniesi e gli abitanti delle valli in generale come dei sussidiati, dei pezzenti che vivono alle spalle della comunità e delle città. Le risorse, in realtà, ci sono state tolte già molti anni addietro e questo ci ha impedito di svilupparci autonomamente. Senza contare che spesso ci vengono pure imposte delle regole assurde che ancora una volta ci ostacolano in modo insormontabile. La controversia legata alla questione dei nostri rustici ne è un esempio. Nelle nostre regioni abbiamo dei bellissimi rustici che però dalla politica federale sono stati ritenuti "non degni di conservazione", quando, restaurati, sarebbero fonte di lavoro per le nostre imprese di costruzioni e contribuirebbero all'abbellimento del paesaggio. Invece, a causa di queste regole cieche e irrispettose della nostra storia, le nostre cascine crollano e le imprese licenziano o chiudono, lasciando la nostra gente senza lavoro. Sui nostri territori hanno costruito delle dighe, deturpandoci il paesaggio e togliendoci fondi e territori. Le nostre acque sono spedite a valle in canali chiusi, al termine dei quali vi sono delle turbine che producono energia. E quando infine queste acque tornano nel loro ambiente naturale, noi vallerani non ne possiamo godere. In cambio cosa abbiamo ottenuto? Poco! Un po’ di prosperità generata nel primo periodo dell’edificazione delle dighe, strade più comode, qualche posto di lavoro pregiato e un po’ di ristorni sui canoni, tutto sotto forma di sussidi. Prima ci hanno sottratto le nostre risorse poi, come se fossimo una specie di riserva indiana, ci viene rifilato un contentino sotto forma di sussidio che, in verità, è molto meno di quanto che ci spetta».