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Cronaca
09.10.2017 - 16:000
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Il reclutatore e la donna che fece lavorare per Argo. Il pedofilo convinto di essere stato incastrato, volto della cellula jihadista: nomi e volti dell'inchiesta

È emersa oggi la vicenda di un cittadino turco espulso dalla svizzera dopo una sorveglianza strettissima, 24 ore su 24, a casa sua a Vacallo e durante il periodo di detenzione alla Farera per violenza sessuale su una 11enne: fra i contatti, Umit, il reclutatore di Argo. Il quale...

BELLINZONA – Se mai dovesse provare a entrare in Svizzera, sarebbe immediatamente allontanato, spiega Norman Gobbi (che aveva raccontato, qualche tempo fa, vedi suggeriti, che erano stati allontanati dal paese, perché ritenuto pericolosi, appunto un turco e un afgano), che ha piena fiducia nelle forze di polizia, e le ringrazia per aver svolto nel migliore dei modi questa importante operazione. S.C., turco classe 1978, nel nostro paese non potrà più venire: oltre ad aver scontato degli anni di carcere per uno dei reati peggiori che esista, ovvero violenze sessuali su una bambina, pare essere uno dei maggiori protagonisti della cellulare jihadista che si snoda fra il Ticino e la Lombardia.

A raccontare la sua vicenda è oggi il Corriere del Ticino, venutone a conoscenza, guarda caso, a partite da una delle due inchieste che travolse Argo 1. Questa volta non si parla dei famosi mandati, di corruzione o di violazioni di qualsiasi genere da parte della ditta, bensì di Umit , il reclutatore jihadista.

Su di lui, sono spuntati dei retroscena. Per esempio, offrì un lavoro in seno all’agenzia ad una ex fotomodella che desiderava convertirsi all’Islam e in particolare alle sue posizioni estreme: la donna rimase impiegata per pochi mesi ed ora pare abbia abbandonato certe idee. Come si sa che un altro agente di Argo 1 partì per la jihad, rimanendo ucciso, e emerge che un altro si interessò alle posizioni radicali, istruito da Umit. Poi, anche qui, non si sarebbe convertito.

Comunque, la rivelazione più grave riguarda senza dubbio S.C. Il turco giunse in Ticino nel 2001, affermando di essere perseguitato dalle autorità del suo paese perché parte del movimento studentesco: peccato per lui che quando fu arrestato, si accertò che non era vero.

Viene poi condannato a sei anni per aver violentato una ragazzina di 11 anni, vicina di casa, anch’essa straniera, nel 2009. S.C. finisce alla Farera, anche se continua a ritenere di non aver commesso il reato e di essere anzi vittima delle autorità penali, che gli avrebbero estorto la confessione con la tortura. Non convinto, l’uomo minaccia diversi inquirenti, che lo denunciano e arriva a scrivere a Simonetta Sommaruga e Didier Burhalter, tra gli altri.

Gli viene tolto lo status di rifugiato, e una volta uscito dal carcere è stato messo sotto sorveglianza nella sua abitazione a Vacallo. Infatti è ritenuto pericoloso, ed anche i suoi colloqui alla Farera erano registrati, cosa che di solito non avviene. Fra i visitatori più assidui, anche due volte al mese, Umit, e con esso il suo entourage. Quando esce di prigione, il primo contatto è proprio con il reclutatore della Argo. Gli inquirenti si dicono convinti che S.C. fosse un nome di spicco nella cellula ticinese-lombarda, che fosse un punto di riferimento al suo interno.

Dopo anni di sorveglianza, il 23 dicembre scorso l’uomo viene espulso dalla Svizzera: non potrà mai più farvi ritorno.
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