CRONACA
Il sindacalista sul caso Monte Ceneri: "Il peggiore mai visto. Qualcuno lavorava per 24 ore consecutive... E hanno ancora appalti in Svizzera"
Igor Cima commenta il comunicato del Ministero. "Taglieggio di salari, orari allucinanti, norme di sicurezza non rispettate, buste paga falsificate. E gli operai hanno paura di parlare perchè minacciati di non lavorare più in italia. FFS, pensaci"
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Monte Ceneri, la svolta: il Ministero Pubblico sta valutando ulteriori possibili atti istruttori

15 MAGGIO 2019
CRONACA

Monte Ceneri, la svolta: il Ministero Pubblico sta valutando ulteriori possibili atti istruttori

15 MAGGIO 2019

BELLINZONA – “È il peggior caso che ho visto”. E per dirlo Igor Cima di UNIA, che di problemi sul lavoro ne vede ogni giorno, significa che realmente lo scandalo dietro i lavori di armamento della galleria del Monte Ceneri, assegnato alla GCF e Gefer, facente capo all’italiana Rossi. Il Ministero Pubblico ora indaga. “E a quanto so, hanno altri appalti sempre dalle FFS”, prosegue Cima.

Qualche tempo fa Falò parlò del caso, oggi il comunicato del Ministero. “Siamo soddisfatti se la Procura inizia il suo lavoro: glielo lasciamo fare e attendiamo fiduciosi l’esito dell’inchiesta. Quel che è successo merita che venga fatta giustizia, dal profilo penale ed anche civile. È accaduto qualcosa di indecoroso, di indecente, che non devono succedere nel Ticino del 2020” si infervora il sindacalista che da tempo si occupa del caso. “Il nostro auspicio è che chi ha commesso reati, e sono tanti, venga punito. Lasciamo lavorare il Procuratore”.

Sapevate che la Polizia stava indagando?

“Avevamo qualche informazione. Un anno fa abbiamo accompagnato i primi lavoratori a testimoniare, era settembre 2018. Bene che sia già partita prima l’inchiesta, l’auspicio è che si arrivi in breve tempo a punire chi ha perpetrato abusi scandalosi”.

Ecco, gli abusi. Ci riassume cosa accadeva, anche se è noto, in galleria?

“Abbiamo denunciato il taglieggio dei salari, gli orari dei lavoro allucinanti, le norme di sicurezza non rispettate, le buste paga falsificate. È successo di tutto, il peggio, il peggior esempio: dall’usura, alla falsificazione di documenti, alla coazione. Alcuni lavoratori venivano tenuti dentro a lavorare per 24 ore consecutive. Sì, so di autisti di treno che lo hanno fatto! Mi auguro che si acceleri e si decretino le accuse. L’appalto l’aveva una ditta italiana, i lavoratori erano tutti distaccati e hanno lavorato circa un anno, da giugno 2017 sino a agosto 2018. In un anno ne sono successe di tutti i colori. Ciò che è grave è che il tutto ha compromesso l’ottenimento dell’appalto per altre aziende che avevano concorso con prezzi più alti ma senza l’intenzione di taglieggiare i salari e di non rispettare il contratto nazionale. Anche quello è un problema, si guarda solo il miglior prezzo e non gli altri”.

Stando a Falò, i campanelli d’allarme c’erano…

“Sì, la ditta è stata pescata in Danimarca poco tempo prima a comportarsi in modo uguale, bastava digitare il nome in Internet”.

Da come ci parla, pare sorpreso anche lei. Si può dire che è uno dei casi peggiori con cui ha avuto a che fare?

“Di situazioni ne ho viste parecchie e questa è la peggiore, per dimensioni e per ciò che mi raccontano i lavoratori, ho la pelle d’oca ogni volta. Da quel che si sa il loro modo di lavorare è sistematico, l’azienda entra con costi bassi, italiani, prende il lavoro e poi recupera taglieggiando i salari, portando i caporali in cantiere, facendo lavorare la gente 280 ore pagandole 160 e chiedendo ancora il 40% indietro… È successo nel Nord Europa, è successo qui, ho contatto con lavoratori che hanno agito in Turchia ed era la stessa cosa, sempre per la medesima azienda. Il sistema, per come è stato costruito, ha sempre funzionato, sebbene in Danimarca abbiamo dovuto pagare dodici milioni di corone. Ma pochi lavoratori vanno a recuperare i soldi per paura. Vedremo cosa accadrà da noi, piano piano si aggiungono lavoratori a testimoniare. Quel che è scandaloso è che stanno ancora lavorando in Svizzera con un mandato delle FFS”.

Dunque è stato difficile anche qui convincere i lavoratori a parlare?

“Molto. Hanno paura non solo di perdere il posto, alcuni sono stati anche minacciati di non lavorare più sul territorio italiano ed è ciò che succede. La ditta è radicata sul territorio, ha contatto ovunque, per questi lavoratori sarà dura trovare un posto. È stato detto loro che potevano tornare a lavorare se avessero ritirato la denuncia. Lasciamo lavorare il Procuratore, con l’auspicio che i colpevoli vengano condannati e non lavorino più in Svizzera”.

Perché, abbiamo capito bene, le FFS danno ancora lavoro a GCF e Gefer, che fanno capo all’italiana Rossi?

“Non si sa esattamente di quali cantieri si tratta, hanno in mano la manutenzione della rete ferroviaria in tutta la Svizzera. Sono spesso cantieri che durano poco, non è evidente. Chiedo alle FFS di fare le verifiche del caso e di pensare seriamente di togliere il mandato a loro. Visto il ripetersi di questi abusi in tutti i cantieri, qualcosa fa pensare che anche adesso…”

Non avete informazioni?

“Non posso dire nulla. Stiamo monitorando”.

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